Il diario

Bastava dirlo, ministra Gelmini

La scuola, il rigore, i ragazzi che si perdono

Bastava dirlo, iper-attiva ministra Gelmini.

Bastava dire che per liberare la scuola dai bulli, dai menefreghisti e dagli  ignoranti, per  tornare  alla scuola seria, quella di una volta, era  sufficiente ridare i  voti  anche ai bambini di 6 anni, ripristinare il voto in condotta e  bocciare un bel po’ di più, anche nella scuola dell’obbligo.

Bastava dire che la qualità e la serietà della scuola si misurano sulla capacità degli insegnanti di giudicare,  selezionare e respingere (troppo di moda i “respingimenti” in Italia di questi tempi).

Bastava dirlo.

Ci saremmo risparmiati la fatica quotidiana di insegnare mettendoci  impegno e competenza, passione e sensibilità per trasmettere cultura e valori, per educare al senso di responsabilità e al vivere insieme.

Ci saremmo risparmiati la fatica  – e anche il piacere – nel cercare  di costruire  una scuola autorevole e rigorosa, dove i patti si rispettano e non si fanno sconti. Una scuola capace di accogliere e motivare  ma anche di essere  esigente, lontana anni luce dai modelli di lustrini-soldi-veline che ci vengono propinati ogni giorno.

Una scuola che “dà peso a chi non ce l’ha, che fa uguaglianza…che,  tra le sue mura,  permette il pari” (Erri De Luca). Una scuola che si occupa di tutti,  anche  dei meno bravi, di quelli che non ce la fanno. Una scuola che trae soddisfazione dai suoi successi e che si preoccupa e si  interroga sui suoi fallimenti, sui ragazzi che si perdono, sul “mal di scuola” (lo consiglio vivamente – e non solo a lei ministra Gelmini – il “Diario di scuola” di Daniel Pennac).

Più di 40 anni fa Don Milani parlava di “una scuola  di tutti e di ciascuno”. E  lui non era di certo un “buonista”. “Buonista” invece è stato Francesco D’Onofrio, ex-democristiano, ministro dell’Istruzione del primo Governo Berlusconi: sua la responsabilità di aver abolito gli esami di riparazione (era il 1995) sostituendoli con i “debiti” : da allora gli studenti italiani sono stati gli unici al mondo autorizzati a fare debiti senza essere costretti a saldarli. Bell’esempio di serietà.

La scuola più che di voti e bocciature  ha bisogno di attenzione, di competenza, di progettualità condivise, di umanità ed anche di finanziamenti, proprio quelli che lei – ministra Gelmini – sta impietosamente e massicciamente e indiscriminatamente tagliando.

Quanto a me, arrivata alla soglia della pensione, penso proprio  che  il prossimo anno potrei giocarmi la condizionale per disobbedire alla legge che impone i voti anche alla scuola elementare.

Perché – e sarebbe ora che lo dicessimo, insieme e ad alta voce – la misura è davvero colma.

Daniela Bonanni

 

Lascia un commento