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Sala parto al Città di Pavia: mamme contro lo stop

Le gestanti, in cura dai ginecologi di via Parco Vecchio, pensano a una petizione. Dove nasceranno i loro figli? Molte incertezze tra San Matteo e Vigevano.

PAVIA Una petizione. E’ la speranza a cui si aggrappano le future mamme che fino a venti giorni fa contavano di partorire alla Città di Pavia. Poi la doccia fredda: il servizio di Ostetricia e Ginecologia, e quindi anche la sala parto, chiuderanno i battenti il 15 dicembre. Tra un mese e mezzo. Ai primi di ottobre l’azienda ha comunicato a sindacati e lavoratori la sua decisione inappellabile. Se non l’avesse fatto, hanno spiegato gli amministratori del gruppo San Donato, ci avrebbe pensato a breve la Regione Lombardia che nelle sue “linee di indirizzo per il percorso nascita” ha stabilito la chiusura dei centri con meno di 500 parti all’anno. La clinica di via parco Vecchio non supera i 400. La chiusura sarebbe stata inevitabile. Ma dove partoriranno le donne che sono seguite dai quattro ginecologi della Città di Pavia? Alla clinica Beato Matteo di Vigevano, suggeriscono gli amministratori. Ospedale “gemellato”, gestito come quello di Pavia dal gruppo guidato da Giuseppe Rotelli. Oppure al San Matteo che in media fa nascere più di 1600 bambini ogni anno. Ma sull’opzione di convergere sull’ospedale pubblico si alza una levata di scudi da parte delle pazienti della clinica. Non vogliono lasciare il ginecologo di fiducia che le segue da mesi e nemmeno le comodità alberghiere della Città di Pavia. Chi ha già partorito in via Parco Vecchio negli anni precedenti fa leva sulla presenza di «persone qualificate e un’assistenza impeccabile». Un reparto ben funzionante grazie al numero ridotto dei letti, all’impegno garantito negli anni dai medici e dal personale che non si è mai risparmiato per continuare a mantenere «standard di sicurezza ed efficienza adeguati». Ma proprio è questo il nodo, ammette qualcuno in clinica: mantenere un punto nascita con gli stessi numeri del personale, che si sono dovuti gestire turni e reperibilità contandosi sulle dita, non è più fattibile. La strada alternativa sarebbe stata il potenziamento, dicono. L’azienda ha fatto altre valutazioni. Nessuno perderà il posto: le ostetriche a Vigevano, gli oss spalmati sui quattro piani della struttura di Pavia che investirà sulla riabilitazione e l’oncologia. Ma sarà così comodo per tutte le future mamme la trasferta lomellina? «Per le pazienti di Casorate, Motta, Besate, anche Pavia potrebbe essere una scelta possibile – si lascia sfuggire un dipendente – ma per chi viene da più lontano potrebbe essere scomodo. E comunque non hanno senso i pregiudizi che circolano sul San Matteo». Il prossimo anno la sala parto si trasferirà al Dea. E anche l’aspetto alberghiero, che ora penalizza la struttura, cambierà. Ma l’ospedale e la clinica Ostetrica-ginecologica – che sono un centro di terzo livello, in grado di gestire pazienti complesse – stanno già “prendendo le misure” nel nuovo Dea per essere preparati ad assorbire un’eventuale nuova utenza, magari solo parziale rispetto ai 400 totali, che si aggiunga ai suoi 1495 parti effettuati fino all’altro ieri. Nel 2011 sono stati 1674.

fonte: la Provincia Pavese del 30 ottobre 2012 – autore: Maria Grazia Piccaluga

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