Il giornale

Crisi come occasione, yogurt di successo

Notti insonni nell’angoscia di perdere il lavoro. Poi a ottobre l’idea: «Apro un’attività mia e smetto di fare l’impiegata».

Dopo dieci anni in un’azienda di Trivolzio dove si producono camper, Martina Civiltà ha dato un taglio netto all’ansia da disoccupazione. Divorziata, un figlio 22enne indipendente, una figlia di 18 da far studiare, lei tromellese ha aperto una yogurteria a Garlasco, in via Don Gennaro. Attività in franchising con una catena italiana che la lascia libera di produrre da sé lo yogurt. La sua storia racconta che la crisi può diventare un’opportunità. «O lo faccio adesso o mai più: questo mi sono detta per prendere la decisione, perché non è mica facile svoltare, ti vengono mille dubbi – racconta la signora, 47 anni, sangue mezzo tedesco mezzo siciliano -. Era ottobre». L’inizio della fase acuta della crisi economica: richieste di cassa integrazione un giorno sì l’altro pure, aziende chiuse, lavoratori a casa. «Ero preoccupata che capitasse anche a noi – dice -. Per contro non ho mai avuto problemi con i miei superiori, mi trovavo bene con tutti e mi sentivo responsabilizzata». Ma il pensiero fisso di restare senza impiego aveva già segnato il punto di non ritorno. «Il mio compagno qualche remora ce l’aveva i primi tempi, forse temeva di vedermi fare un buco nell’acqua, ma io no. Una volta presa coscienza di voler voltare pagina mi ci sono buttata a capofitto, speriamo in bene». Non è un caso che abbia aperto proprio una yogurteria a Garlasco. «Mi sono fatta un paio di ragionamenti – continua -. Garlasco è una città movimentata, abituata a misurarsi con le novità commerciali. Avevo pensato a una gelateria ma già ce n’è, il resto è venuto strada facendo». La passione per i dolci la signora Martina ce l’ha da sempre. Raccoglie ricette, sperimenta. Spazia dalla cassata siciliana alla torta della Foresta nera, com’è giusto che sia viste le sue radici. «Mio padre italiano ha fatto il gelataio in Germania per 30 anni, mia mamma lavorava in banca». Al di là delle Alpi ci è rimasta fino a diplomarsi assistente legale.  Nell’82 si trasferisce a Lodi e viene assunta all’ufficio export di una piccola impresa. Altri dieci anni in una grande azienda. Nel 1998 perde il lavoro, si separa e i bambini non hanno che pochi anni. «Due consigli a chi sta per compiere il mio passo: preventivi fatti bene e coraggio a guardare oltre, oggi conviene esplorare settori nuovi». (si.bo)

(fonte: la Provincia Pavese del 21 giugno 2009)

 

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