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Compie 20 anni la fondazione “Madre amabile”, che accoglie bambini allontanati dalle famiglie

Sono trenta gli educatori in campo per i giovani in difficoltà.

«Il futuro della prevenzione al disagio giovanile sta nella costituzione dei centri diurni, dove i ragazzi minorenni sono presi in carico dagli educatori». Ragazzi lontani dalla propria famiglia per i motivi più disparati, che necessitano di una strategia educativa che in vent’anni è cambiata e anche molto. Lo sanno bene i responsabili della fondazione Madre Amabile che sabato 27 febbraio, in Cavallerizza, festeggerà i 20 anni di nascita, con la presentazione di un libro e di un video. Un percorso iniziato nel 1990. La fondazione è presieduta da Gaetano Mercorillo e diretta da Cristina Martinenghi. «Il bisogno più grande di questi ragazzi è l’affetto. Il nostro lavoro è diventato molto più difficile – continua Martinenghi – perché arrivano da noi quando hanno già già fatto tantissime esperienze, e qualche volta anche all’inizio di dipendenze, quindi cerchiamo di creare progetti educativi in rete col territorio». «La prima comunità nata è Madre Amabile – spiega Martinenghi – e ospita nove minori al massimo, dai 6 ai 13 anni: vi lavorano cinque educatori più la responsabile». Si tratta in ogni caso di minori, allontanati per diversi motivi con decreti del tribunale. Nel 1998 e nel 2000 sono nate «Casa Giulia» e «Con loro», che ospitano ragazzi dai 13 ai 18 anni. Per la Fondazione lavorano una trentina di persone. Bambini e ragazzi provengono dalla Lombardia e ogni Comune di residenza paga una retta di 105 euro al giorno a ragazzo. Poi ci sono donazioni e lasciti. «Siamo una Onlus, riconosciuta dalla Regione – dice Mercorillo -. Da vent’anni abbiamo mantenuto l’impegno della tutela dei minori sul territorio, mettendo a punto altre iniziative», come il servizio «Dopo 18», con cui si accompagnano i ragazzi nell’inserimento alla vita da adulti. E come il centro diurno «Saltinmente», in cui «5 educatori seguono una decina di bambini delle elementari e medie». E poi il percorso dei laboratori di avviamento al lavoro, chiamati «Madre arte». Ilaria Cavalletto

(fonte: la Provincia Pavese del 16 febbraio 2010)

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