Il giornale

Allattamento a 20 mesi

Il seno spesso viene utilizzato come "coccola" ed è difficile capire come fare e fino a quando proseguire.

Buongiorno, mio figlio ha 20 mesi è un bambino vivace, solare e socievole. Frequenta, con serenità, il nido da quando aveva 1 anno. In particolari momenti della giornata (prima di addormentarsi, quando rientro dal lavoro, quando cade o è sgridato) cerca ancora il seno materno (ovviamente se sono con lui). Rifiuta, allo stesso tempo, il latte del biberon e qualsiasi oggetto sostitutivo che possa consolarlo. Non dorme con piacere nel suo lettino ma preferisce il passeggino o il lettone. Inoltre quando dorme si sveglia una o più volte lamentandosi perché mi cerca e vuole attaccarsi. Ho provato più volte a distrarlo, a non dargli il seno e a offrirgli altro, ma lui ovviamente strilla come un disperato. Poiché oramai è grande e capisce bene, cosa mi suggerisce di fare per non traumatizzarlo o comunque per non rendergli il distacco così doloroso? Grazie Michela
 

Buongiorno Michela,
 
la ringrazio anticipatamente per le questioni sollevate perche’ mi permottono di parlare di cose molto importanti che riguardano i nostri bambini.
 
Innanzitutto, tra il primo ed il terzo anno di vita i bambini attraversano una fase intensa ed estremamente importante che comporta, tra le altre cose, il passaggio che si evidenzia nel rapporto tra lei e suo figlio: la fase di individuazione e separazione. In tale fase il bimbo, sempre piu’, impara a individuare se stesso e a vivere la mamma come "altro da sé" con la conseguenza della paura di perderla e di essere abbandonato (paura, ahimè, intrinseca dell’uomo, al di là di traumi o vissuti reali). Come si può vedere da quanto ci descrive, il suo bimbo in questa fase fa di tutto perchè lei non si allontani (cosa più del seno può tenerla vicino a lui?).
 
Cosa fare? Sicuramente dobbiamo metterci nell’ottica di aiutare il bambino in questo passaggio necessario e funzionale alla sua crescita..questo comporta, per esempio, sentire che si fa la cosa giusta, che non ha senso sentirsi in colpa o una cattiva mamma se si e’ ferme e si danno delle regole. Sottolineo questo aspetto perchè siamo noi le prime a soffrire nel dire dei no ai nostri figli e ci dimentichiamo che il farlo e’ per loro un bene, essendo che li aiutiamo ad avere dei limiti rinforzandoli.
 
Mi sembra di capire che lei, Michela, vorrebbe non dare piu’ il seno al bimbo, in particolare rendendosi conto che suo figlio lo richiede come gesto consolatorio (quando si fa male, cade, viene sgridato, dopo un distacco, etc). Bene, partiamo col fatto che non glielo dia piu’. Come? Come dice lei, suo figlio capisce bene, per cui gli spieghi che la mamma capisce che lui e’ stanco, e’ arrabbiato, si sente solo, etc (e’ molto importate aiutare i bambini a esprimere e riconoscere le proprie emozioni, e al contempo far sentire loro che li accettiamo e riconosciamo con quelle emozioni) e che lei c’e’, ma che lo puo’ sostenere con una carezza, con un abbraccio, con una parola, ma non col seno. Da lì poi si inserisce magari un pelouche o una stoffina (che abbiano l’odore, possibilmente della mamma, per esempio dormendoci qualche notte insieme) in modo che funzionino per oggetto transizionale (dicasi oggetto transizionale la "copertina di Linus" che rappresenta l’oggetto sostitutivo materno). Piangerà, sì, ma non ha le competenze cognitive per esprimere il suo dissenso in altro modo. Pazienza (so che molte di voi potrebbero scandalizzarsi a questo "pazienza"), ma noi dobbiamo tener duro e ricordare che facciamo il suo bene così, proprio così. Il fatto che pianga non vuol dire che sia traumatizzato, vuol dire che vorrebbe altro. Lo stesso valga per le sveglie notturne e la richiesta di rimanere nel lettone.

Il vero modo per non traumatizzare i nostri figli e’ fare le cose con convinzione, con la certezza che frustrare una sua richiesta oggi non voglia dire fargli del male ed essere una madre inadeguata, bensì vuol dire aiutarlo ad imparare che alcune cose non si possano avere, e che ciò non ha nulla a che vedere coll’amore di mamma.
 
Cordiali saluti
Nicoletta Cassiani

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Chi è "La Psicologa"

Nata a Pavia nel 1975, la dott.ssa Nicoletta Cassiani si appassiona fin da piccola alla psicologia e appena possibile intraprende la formazione specifica che l’ha portata ad essere oggi terapeuta di stampo psicodinamico. Muove le sue prime esperienze nell’ambito del volontariato, con i bambini seguiti dal TM (1991-98) e nell’ambito dell’handicap psico-fisico (2000-09). Nel frattempo consegue la prima laurea in Filosofia con indirizzo Pedagogico, con una tesi sui disturbi del comportamento alimentare (anoressia, bulimia) con la dott.ssa Silvia Vegetti Finzi. A breve segue la seconda laurea in Psicologia, con indirizzo Ciclo di vita e una tesi sulle arti terapie e il disagio psico-fisico e sociale, con il dott. Edgardo Caverzasi e il dott. Dennis Gaita. Si specializza nell’ambito clinico e frequenta la scuola specialistica quadriennale Art Therapy Italiana, di Psicoterapia Espressiva, con indirizzo Arteterapia. Durante gli anni la sua esperienza si consolida in diversi ambiti della clinica psicologica e della età evolutiva, da quello scolastico e formativo a quello sociale, abbracciando quindi differenti fasce d’età e target d’utenza. Da poco mamma, esercita la libera professione (terapia di gruppo e terapie individuali) e collabora con alcune realtà del terzo settore presenti sul territorio, tra cui l’Associazione Psichè, l’Associazione Per fare un albero, la Cooperativa Sociale Progetto Con-Tatto, la Scuola d’Infanzia I Piedini, l’Associazione La Stravaganza e alcune scuole di Pavia e Provincia. Da poco ha attivato il progetto S.O.S. Genitori con incontri domiciliari e progetti sulla famiglia.
 

 

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