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Effetto Gelmini, si pagherà anche nelle materne

Il Comune vuole garantire gli stessi servizi di oggi «Ma il decreto prevede soltanto 24 ore di lezione» . Pavia vuole assicurare alle famiglie il tempo pieno.

PAVIA. Quali saranno le conseguenze della riforma Gelmini sulle scuole pavesi? Lo chiedono i genitori e gli insegnanti, ma anche il Comune cerca una risposta. Perché se ci saranno i tagli previsti, al personale e al tempo scuola, e se non si vorrà cambiare drasticamente la vita delle famiglie. Come ha sottolineato l’assessore all’istruzione Filippi, il Comune dovrà da subito farsi i conti in tasca, per capire come intervenire economicamente. Dalla commissione consiliare sull’istruzione sono emerse due questioni: le sezioni di raccordo per i bambini di due anni e mezzo spariranno dal 2009/2010 e per le scuole d’infanzia si potrebbe arrivare a dover chiedere un contributo alle famiglie. Ipotesi rette dunque, anche alle materne, come conseguenza della riforma Gelmini. Da qui l’importanza di fare chiarezza, anche per elementari, con una domanda del Comune ai dirigenti dei circoli: se si dovesse applicare la legge chi riuscirà a cavarsela?
 In alcuni casi ci sarà una razionalizzazione: le sezioni di raccordo potrebbero sparire e per le materne si potrebbe dover chiedere il sostegno delle famiglie. Il Comune inoltre chiederà ai dirigenti dei circoli di fare una previsione per l’anno prossimo, perché entro gennaio i genitori dovranno iscrivere i figli. Partiamo dagli asili nido. Sono sette quelli comunali: 360 bambini (su circa 1500 totali a Pavia tra gli zero e i tre anni), di cui 120 con esenzione totale. «Ci accorgiamo che la richiesta è sempre più ampia», ha sottolineato Ivana Dello Iacono, dirigente del settore istruzione. Ma «aprire nuovi nidi è impossibile», ha aggiunto l’assessore Filippi. Si potrebbero «acquisire» posti dai nidi privati, ha spiegato la dirigente, e comunque si dovrà dare attuazione alla delibera regionale che richiede un servizio per i nidi di 47 settimane all’anno, «dovremo verificare come conciliarle con il contratto nazionale che ne prevede 42».
 Materne. Sono nove quelle gestite direttamente dal Comune e nove quelle che fanno capo ai circoli didattici.  Le 18 strutture ospitano circa 1400 bambini in totale, con un servizio garantito di dieci ore. «Stiamo valutando una razionalizzazione della spesa – ha spiegato Ivana dello Iacono – A Pavia abbiamo anche la sperimentazione sulle sezioni di raccordo, con bambini dai due anni e mezzo. Dovremo valutare se interrompere questa esperienza perché sono 28 bambini e ci sarà un significativo pensionamento del personale. Quindi questa esperienza nel 2009/2010 sarà interrotta per rafforzare le scuole d’infanzia ordinarie. Ci sarà anche un coinvolgimento alla spesa delle famiglie, come fanno altri Comuni, che chiedono un contributo minimo, sempre tenendo conto delle fasce». Per le elementari il Comune ha una funzione non protagonista: ha il compito di osservanza dell’obbligo scolastico, delle strutture e di coordinamento rispetto alla razionalizzazione e al dimensionamento.
 La dirigente ha sottolineato i provvedimenti della legge 133, in materia di tagli, e di «essenzializzazione». «Il discorso del tempo scuole è quello che ci può interessare come Comune – ha spiegato – Le 24 ore settimanali dovrebbero riguardare le classi prime, attualmente le scuole garantiscono 40 ore. Noi non possiamo dare certezze, ma chiederò ai dirigenti scolastici: se domani dovessimo applicare la legge cosa succederà a Pavia? Nelle scuole ci sono insegnanti di ruolo e un certo numero non di ruolo. Se devo applicare la riforma, il personale non di ruolo lo riprendo o no?»
 Le scuole, se come previsto dai tagli, non potranno confermare gli insegnanti precari, riusciranno a garantire lo stesso servizio? «Dovrò capire come coprire le ore dei posti precari che non avrò più – ha detto Ivana dello Iacono – Per esempio la mensa: il Comune dovrà garantire solo la refezione o anche l’assistenza?» Il 26 novembre la commissione tornerà a riunirsi, nella speranza di ricevere dai circoli un quadro della situazione. (Marianna Bruschi)

(fonte: la Provincia Pavese – 7 novembre 2008)

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