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A Garlasco la scuola potrebbe richiedere un contributo fisso

La preside della scuola media dice: «Ci stiamo pensando». E dopo fotocopie e cancelleria le famiglie rischiano esborsi per garantire le attività formative.

Chiedere ai genitori un contributo volontario per coprire le iniziative formative a valore aggiunto, come i laboratori e i lettorati di lingua. Gli stessi che rischiano di saltare per i tagli delle risorse statali alla scuola. Ci pensa la media Duca degli Abruzzi per il prossimo anno scolastico. Nulla di ufficiale, ma l’introduzione del finanziamento a discrezione delle famiglie è secondo la preside Franca Bottaro «un’ipotesi probabile per settembre». Dunque anche l’istituto di Garlasco – 734 studenti con i distaccamenti di Dorno, Gropello, Tromello – vive le difficoltà di tante altre scuole, inclusa la primaria Poma di via Toledo, dove non è in vigore il contributo volontario all’atto dell’iscrizione ma sono i genitori a fare la colletta per acquistare dalla carta per la stampante ai cerotti per l’infermeria. «Non conosciamo ancora – spiega la preside Bottaro – l’entità dei fondi di ordinaria amministrazione a cui potremo attingere. Vero è che alcune soluzioni saranno esaminate». Prematuro parlare di cifre: ogni istituto decide per sé sia l’entità della richiesta sia le motivazioni, dall’ampliamento dell’offerta formativa alla carta igienica. Dove il meccanismo è in vigore si parla di 100/140 euro l’anno che i genitori possono scegliere di stanziare o meno. «Che alcune scuole siano in difficoltà per l’essenziale è un dato di fatto – il parere di una mamma che lavora come insegnante in una scuola media lomellina – . Se si rompe il computer della segreteria è un problema, lo stesso se si deve pagare il canone dell’Adsl. Se mi chiedono un contributo per il lettorato di lingua non mi tiro indietro per il bene di mia figlia. Ma valuto io sulla base dei progetti. A volte le scuole chiedono soldi per le risme di carta e poi fanno fotocopie inutili». Alla media di Garlasco i laboratori di teatro e lingua vengono realizzati con i fondi comunali e le ore messe a disposizione dagli insegnanti. «Ma i costi sono quelli che sono – riprende Bottaro – . E infatti anche l’anno prossimo apriamo una settimana in anticipo per compensare le ore con le attività programmate». Critico Mario Spadini di Federconsumatori Pavia, secondo cui «è intollerabile l’ambiguità: se si tratta di attività formative le scuole devono farsi bastare i budget, altrimenti creino un comitato di genitori per le attività collaterali». Si tratta di contributi «non impositivi – rimarca invece Anna Angelici, dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale – ammessi dall’autonomia scolastica. Spesso vanno a beneficio del bambino e coprono spese che dovrebbero essere finanziate dagli enti locali e statali. Altro rispetto a un corso di danza per cui, ad esempio, è auspicabile che i genitori partecipino in prima persona».

(fonte: la Provincia pavese dell’8 aprile 2010 – autore Simona Bombonato)

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