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A Vigevano i genitori si dividono sulla mensa del Regina Margherita

Ma ci sono anche mamme e papà contenti che i figli pranzino in classe, perchè «C’è meno confusione».

C’è chi sostiene che mangiare in classe sia un bene, e chi, invece, preferirebbe un refettorio comune. «A me va bene che mio figlio mangi in classe – dice una mamma – le maestre controllano che mangi correttamente e soprattutto lui e i suoi compagni riescono a mangiare con calma. Finito il pranzo poi vanno tutti a giocare nell’aula giochi o fuori, a seconda del tempo». Di opinione contraria invece un’altra mamma, Barbara Verza, consigliere comunale nelle fila del Pd. «Se ci fosse un refettorio sarebbe meglio – dice – mi sto battendo per la ristrutturazione delle scuole e sarebbe meglio che i bambini non pranzassero nella stessa aula dove passano tutta la giornata. Se le strutture sono queste mi rendo conto che non ci sono altre soluzioni, ma sarebbe meglio creare questo spazio». Gli insegnanti invece spiegano che quella di mangiare nella propria aula «è una scelta educativa, presa più di 30 anni fa dalla scuola, ai tempi della presidenza di Gianni Cordone, ed è quasi una tradizione per questa scuola». La campanella, intanto, suona l’ora del pranzo. I bimbi vanno a lavarsi le mani, viene apparecchiato e in una classe dell’istituto, una terza, i banchi vengono uniti a formare una grande “u” capovolta. Al centro, la cattedra. Passa il personale addetto alla distribuzione dei pasti, e distribuisce il primo, il secondo, la frutta, il pane. «Abbiamo preso questa decisione perché per il nostro istituto era la cosa migliore da fare – spiega Bianca Bianchi, insegnante e referente di circolo- Innanzitutto in classe non c’è tutto quel rumore che può esserci in una sala mensa unica occupata dai 250 bambini dell’istituto e poi il pranzo dà la possibilità ai compagni e alle maestre di conoscersi meglio. E’ il loro unico momento libero – dice ancora Bianca Bianchi – in otto ore di giornata che passano a scuola. Pranzando in classe hanno l’occasione di relazionarsi e di parlare». Finito il momento del pranzo, la classe viene completamente ripulita e tutti vanno a agiocare nell’aula giochi, un grande spazio in comune. «I bambini mangiano in un clima molto più sereno e meno caotico: quello che aveva allontanato tutti dall’idea di un refettorio comune era il rumore assordante», conclude la Bianchi.

(fonte: la Provincia Pavese del 27 settembre 2010 – autore: Ilaria Cavalletto)

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