Il diario

Amicizia

Si sono viste e sono rimaste di pietra. Si sono bloccate lì dov’erano, una in mezzo al salone della scuola materna, l’altra appena sulla soglia. Prima si sono guardate negli occhi da lontano, come due gatti in punta – una mano nella mano con la Mamma, l’altra mano nella mano con il suo nonno – poi piano piano la loro bocca si è distesa in un sorriso, sempre più grande, sempre a distanza, sempre senza spostare lo sguardo nemmeno per un attimo. All’improvviso, perfettamente sincronizzate, si sono divincolate dalla presa degli adulti e si sono lanciate l’una verso l’altra. Si sono chiamate con le braccine tese, si sono scontrate violentemente con le pance, si sono abbracciate, si sono baciate sulle guance, nei capelli, sulla fronte e sono rimaste lì, ferme, a guardarsi negli occhi incredule, finalmente da vicino. Poi, senza lasciarsi la mano, raggianti, sono entrate in classe e si sono confuse con i tavolini, i giochi e il brusio dei compagni. Bisognava aspettarselo, bisognava immaginare che avrebbero sentito l’una la mancanza dell’altra. Eppure la Mamma non pensava che il vuoto della separazione avvertito da queste due minuscole potesse arrivare a tanto. Invece sì. Loro sono A la grande e G, che, stamattina, arrivate alla scuola materna, si sono ritrovate dopo un intero fine settimana passato senza vedersi. E quella, stamattina, era autentica gioia di ritrovarsi.

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