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Ateneo, non sei fuori corso se lavori o hai un figlio

 Regolamento a favore di studenti con impiego e per chi deve accudire familiari Il risparmio: tasse dimezzate all’iscrizione e quota fissa per almeno 6 anni. Tre categorie di nuovi universitari.

Per presentare la richiesta per poter accedere all’iscrizione «part time» si deve far parte di tre categorie. Gli studenti lavoratori (o i lavoratori studenti). Quindi si tratta di studenti che hanno un lavoro non occasionale, di almeno 6 mesi all’anno. Nel definire il regolamento si sta valutando se servirà allegare il contratto. Poi ci sono gli «studenti impegnati nella cura dei propri familiari»: sono compresi i figli, i fratelli fino a 3 anni, il coniuge. Devono essere persone non autosufficienti, per disabilità o per età. E la terza categoria contemplata è quella degli studenti con problemi di salute o di invalidità, con patologie che «non consentono la regolare progressione della carriera accademica come prevista per gli studenti a tempo pieno». E la nuova modalità di iscrizione può essere richiesta anche da studenti con dislessia, disgrafia o discalculia.

di Marianna Bruschi – PAVIA Mai più fuori corso. Almeno per gli studenti lavoratori, per chi ha deciso di iscriversi all’università ma deve prendersi cura di un figlio o di un parente, e per gli studenti con problemi di salute che potrebbero avere bisogno di più tempo per finire gli studi. L’università di Pavia sta lavorando al regolamento per gli studenti «part time», quelli appunto che non possono dedicarsi solo allo studio. La prima bozza è già passata dal senato accademico e ora serve il passaggio l’approvazione del consiglio di amministrazione, da cui potrebbe uscire qualche aggiustamento. E un documento che arriva dal basso, da una necessità sentita dagli studenti. Si calcola che potrebbero essere tra i 100 e i 200 gli studenti che potrebbero essere interessati dal regolamento. «Che è uscito dalla commissione permanente – spiega Bernardo Caldarola, rappresentante degli studenti in consiglio di amministrazione per il Coordinamento – l’università di Pavia prevedeva questa possibilità, ma mancava un regolamento attuativo. In questo modo si è cercato di consentire agli studenti che lavorano di iscriversi all’università, anche se già in partenza sanno di non poter sostenere tutti gli esami». Ogni anno infatti sono previsti un certo numero di crediti (abbinati agli esami) che sommati danno il numero minimo per essere considerati «in c orso». Il primo problema è che chi ci mette di più a studiare rispetto alla scansione prevista dall’ateneo, finisce «fuori corso» e quindi paga le tasse per più tempo. Un esempio. Se per una laurea triennale sono previsti 60 crediti all’anno, lo studente che sceglierà la nuova opzione avrà la possibilità di fare esami per l’equivalenti di soli 30 crediti. E quindi metterci il doppio del tempo. Questo vale per le triennali, per i bienni magistrali e per le lauree a ciclo unico. Non si applica – per il momento – ai corsi a numero programmata, come la facoltà di medicina. Il regolamento, superato l’ok del cda, dovrebbe entrare in vigore già per il prossimo anno accademico. La novità dell’ateneo pavese è stata anticipata dal blog di due rappresentanti dei docenti in senato accademico che hanno ricostruito il percorso che ha portato al regolamento. «E lo status di “studente a tempo parziale” viene riconosciuto non solo agli studenti impegnati in attività lavorative – spiegano – ma anche a studenti che per ragioni di famiglia o di disabilità personali necessitino di concordare un piano di studi meno oneroso in termini di crediti». E le tasse saranno parametrate ai crediti formativi e quindi ridotte della metà. Ancora un esempio con numeri non reali: se lo studente pagava mille euro all’anno per tre anni, ora ne pagherà 500 all’anno. Prima del regolamento, se ci avesse impiegato 6 anni per laurearsi avrebbe pagato 6mila euro invece di 3mila. @MariannaBruschi

fonte: la Provincia Pavese del 26 marzo 2013

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