Il diario

Care maestre…perdonate il misunderstanding

Punto primo – la Mamma non potrebbe desiderare una scuola materna migliore di quella che le sue figlie frequentano Punto secondo – non c’è niente di ironico nella frase "voi che noi amiamo alla follia, per come siete e per quello che eroicamente fate ogni giorno" e nemmeno in quella successiva "per voi in cui noi riponiamo la nostra completa stima e fiducia senza esserne stati mai delusi". E’ tutto assolutamente vero Punto terzo – deve essere stata proprio la paura ossessiva dei tagli alla scuola (che la Mamma sta patologicamente vivendo come un fatto personale e anche un po’ come un crimine contro l’umanità) e degli aumenti di quasi tutti i servizi ad essa legati, che l’hanno portata ad esprimere come realtà quello che è piuttosto un timore eccessivo: che tutto quello che ora c’è, un giorno, in altri ordini e gradi di scuola, non ci sarà più o non sarà più come adesso, oppure sarà solo a pagamento Punto quarto – l’uso di "noi genitori" è dovuto al solo fatto che parlare sempre in prima persona in maniera autoreferenziale alla Mamma non sembrava una cosa carina, solo per questo. In realtà non stava rappresentando nessuno oltre a se stessa Punto quinto – imbiancare la scuola tutti insieme, fare le fotocopie e scodellare i pasti, alla Mamma non dispiacerebbe affatto: le basterebbero una macchinetta del caffè e altri genitori pazienti e volenterosi, pronti a sopportare il suo lato irrimediabilmente logorroico (oppure pronti a dirle di stare zitta, c’è anche questa possibilità) Punto sesto – la scuola che "va a rotoli" non è certo la nostra materna, ci mancherebbe: è lo spauracchio della Mamma, almeno quanto questi post sono la sua battaglia contro i mulini a vento Punto settimo – prevenire con ogni mezzo se ce ne fosse il bisogno, prima che tutto questo si trasformi in ricordo, questo era il senso di tutto Punto ottavo – che la Mamma fosse una persona tendenzialmente drammatica, enfatica, allarmista e anche molto poco delicata, molti già lo sapevano e questa è la conferma Punto nono – sopravvalutare la propria abilità oratoria porta a scoprire che con qualche parola sbagliate nel posto sbagliato è possibile scrivere cose che sono l’opposto di quel che si voleva dire Punto decimo – avendo fallito la Mamma nel suo intento, prova a delegare un signore che esprime, in modo molto più appropriato quello che, ad ogni buon conto, la Mamma intendeva dire:
"Era un  caldo pomeriggio di luglio. La luce filtrava dalle tende nella grande sala dove con gli altri anziani trascorrevamo le giornate guardando la tv, in uno stato di continuo passaggio dal sonno alla veglia. I ragazzi si affacciarono alla porta. Erano grandi, ormai. Vivevano all’estero e venivano a trovarci solo due volte all’anno, a Natale e d’estate. (…) Ci scossero leggermente, per assicurarsi che fossimo svegli. Poi ci guardarono negli occhi. Sorrisero a mezza bocca. E dissero semplicemente: “Perché? Avreste potuto impedirlo ma non muoveste un dito. Non ci provaste neanche. Perché?”. Li fissammo con aria stupita, restituimmo il mezzo sorriso. Riuscimmo solo a biascicare poche parole: “Scusateci, fummo dei grandissimi coglioni a lasciar demolire la scuola italiana”. (Giovanni De Mauro, Internazionale, numero 868)

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