Il diario

Come una pera matura

Come una pera matura

"che hai fatto oggi all’asilo?" "non me lo ricordo" "cosa hai mangiato?" "non me lo ricordo" "ok…facciamo un gioco?" "sì" "se io fossi un animale che animale sarei?" "una mucca" "perché una mucca?" "perché sei bianca" "e se io fossi un fiore che fiore, che fiore sarei secondo te?" "un tulipano blu" "e se fossi un frutto?" "una ciliegia" "grazie, mi piacciono le ciliegie. a te?" "anche a me" "ti voglio un bene grande così, lo sai?" "io ti voglio bene come una pera matura" A la grande è rientrata alla scuola materna, ma lunedì è stato un po’ come se fosse il primo giorno: delle due adorate maestre dello scorso anno ne è rimasta solo una e delle adorate compagne ne è rimasta solo una, più altri sei compagni. Tutti gli altri sono stati smistati in altre due classi. Per esigenze didattiche. Così pare. Esigenze didattiche o no, la mia piccola A la grande accusa un po’ il colpo e l’asilo, in questi giorni, è un argomento da sfiorare con levità. E’ così anche per la mamma, che lascia A la grande all’asilo con un filo di ansia; è così per la maestra Anto, che insieme alla maestra Chiara aveva espressamente chiesto alla dirigente di mantenere questa classe, unita e sotto la loro ala, perché era la migliore classe capitata negli anni di carriera scolastica; è così per Cami, l’amichetta che ieri si è fatta venire il mal d’asilo e non si è presentata in classe, si è presa una vacanza perché tutto questo è troppo; è così anche per il mago G, che ogni giorno verso le 9.30 manda una mail alla mamma chiedendo informazioni sull’umore del mattino della primogenita. L’unica che continua ad essere entusiasta dell’asilo è A la piccola che ogni mattina, sulla porta, si aggrappa alla mano di A la grande e supplica “acch’io allilo”.

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