Il diario

Con le ali ai piedi

“mi si è rotto un pedale della bici”

“quale?”

“quella da donna”

“ah, beh, almeno non è la mia. comunque che bici sfortunata”

“già”

Tempo fa mi sono fatta sistemare le due biciclette verdi che giacevano in garage (anzi, una fuori esposta alle intemperie), in attesa di essere sistemate. Una, verde brillante, con freni a bacchetta e canna, aveva una gomma bucata. E’ la mia preferita, unica pecca è quella di essere di proprietà del Mago G, che, non si sa perché visto che non la usa mai, ne è gelosissimo. L’altra è verde scuro, da donna, era quella messa peggio perché dentro il telaio era piena di acqua e ruggine, tanto è rimasta fuori a lungo. Comunque. Trovato l’omino qui in paese, che si fa chiamare “il nonno delle bici”, se le viene a prendere, ti fa la ramanzina per come hai ridotto la tua bici, ti espone la sua filosofia delle quattro ruote, poi se le porta via e te le riporta solo quando sono perfette, ho preso l’occasione al volo e adesso ho di nuovo una bici.

Con la bici vado a lavorare a meno che non ci siano cause di forza maggiore (ritiro figlie, spesa, spostamenti troppo lunghi ecc…), e ieri sera mentre tornavo a casa, ho provato un bellissimo senso di libertà. Tornavo dalla libreria, era sera, poca gente in giro, io nel passaggio che dalla via della posta mi ricongiunge alla porzione di paese in cui abito, tra villette a schiera di media qualità. Ma pur sempre “case”. Ho provato un enorme senso di appartenenza, quella sensazione di avere casa e bottega nel raggio di pochi metri, di potermi muovere senza inquinare, con le ali ai piedi, estate o inverno che sia.

E niente. A volte basta poco per innamorarsi della propria vita fatta di piccole cose e di corte distanze. Se potersi affrancare dall’auto, ogni tanto, è possibile, sappiate che è possibile sentirsi bene per così poco.