Il diario

E li mortacci

Ed è così che questa mattina, mentre A la piccola giocava con i bottoni sul lettone e la Mamma finiva di prepararsi per iniziare la giornata e accompagnare le minuscole alla scuola materna, A la grande pensava bene di sistemare le scarpe dei suoi genitori, aprendo tutte le ante delle due scarpiere della verandina della camera da letto e, così facendo, si tirava addosso tutto quel popò di roba: scarpe, calzascarpe, calzanetti usati e nuovi, pezzuole per pulire le scarpe, scatole da scarpe e, ma perchè no, anche le due scarpiere per intero. Forse è superfluo dirlo (ma diciamolo), sentendo quel rumore atroce e poi più niente la Mamma perdeva in quello stesso istante quindici anni di vita, si striava il viso con il rimmel che sembrava una sfregiata e correva a vedere. A la grande giaceva inginocchiata sotto il peso del legno cercando di sostenere il tutto. Mentre imprecava la Mamma tremava, mentre sollevava i mobili ed estraeva la sua promogenita stranamente tranquilla e miracolosamente illesa, A la piccola diceva "adesso mi viene un po’ voglia di piangere", forse per l’emozione forte di questa scena grottesca o forse perchè tra ridere e piangere, piangere le sembrava più consono. Dopo aver ripreso coscienza e osservato un po’ A la grande la Mamma decideva che si poteva andare a scuola e successivamente passava la mattinata a pensare e telefonare alla scuola materna per sapere se era tutto ok o se c’erano segni di scompenso da trauma cranico o qualunque altra sindrome da shock di vattelapesca. "è che avresti dovuto fissarle al muro quelle scarpiere" le ha detto la mamma di R "non lo sapevi?" "no, non lo sapevo – ha detto la Mamma – non c’era scritto sopra" "non ci avevi mai pensato?" "eh no che non ci avevo mai pensato" "va beh, poteva andare peggio, Mamma" "va beh, e li mortacci, però"

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