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Garlasco vive l’integrazione insieme ai genitori stranieri

L’assessore: «A scuola nessun problema con i ragazzi I rapporti vanno allacciati con i genitori stranieri»

Scuole elementari di Garlasco: non si tratta più di integrare i ragazzi stranieri ma i loro genitori. «I bambini o sono nati o sono stati scolarizzati in Italia, problemi non ce ne sono – spiega l’assessore all’Istruzione Marchiselli – , con gli adulti invece abbiamo difficoltà a rapportarci, tendono a stare tra di loro, un pò per cultura un pò per diffidenza, forse». Oggi il circolo didattico di via Toledo conta 125 figli di immigrati su 924 studenti. Albanesi, marocchini, tunisini, egiziani che vivono la realtà della scuola al pari dei loro compagni. Il discorso cambia per chi non è cresciuto qui. Come fosse iniziata una «fase B», la seconda dal 1995, anno cui in Garlasco vide insediarsi le prime famiglie di immigrati e la scuola rispondeva con la figura del mediatore culturale. Adesso il problema è un altro, più marcato nel caso degli adulti arabi. «Notiamo una certa reticenza a rispondere alle iniziative di integrazione – ha sottolineato l’assessore – . Le donne vivono in casa, hanno poche possibilità di entrare in contatto con la comunità che le ospita per una questione di cultura, ma la chiusura non è solo loro, riguarda anche gli uomini». Motivo per cui faticherebbe a decollare il programma di eventi multietnici che Marchiselli ha in mente forse tra ottobre e novembre. Stessa ragione per cui l’Università del tempo libero l’anno scorso ha tenuto il corso di alfabetizzazione per adulti in collaborazione con il Comune, con aule allestite in via San Pietro ed ex insegnanti in servizio volontario. Aiutateci a fare di Garlasco una città multietnica cominciando a collaborare con il mondo della scuola: la riflessione di Marchiselli assume i contorni di un invito a superare i freni all’integrazione verso chi italiano non è, ed è diventato grande altrove. «Credo giochi anche una certa diffidenza, comprensibile forse», ha aggiunto ancora l’assessore. Intanto il regolamento comunale della mensa dà anche quest’anno la possibilità di variare menù per motivi di credo religioso. Simona Bombonato

(fonte: la Provincia Pavese del 22 settembre 2009)

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