Il diario

Ghost

"ti dispiace se ti chiamo Mamosèl?" "uhm, no, direi di no, A la piccola" "no, no, io sono Lora, capito? Mi chiamo Lora!" "ok, scusami Lora, ma io chi sarei?" "tu saresti la zia Mamosèl" "capisco…quindi non sono più la nonna R?" "nooo! schhhh! non dire nonna R!" "va bene" "adesso scusami Mamosèl, è arrivato mio marito" "tuo marito come si chiama?" "marito" "e basta?" "sì, non hai capito? marito ho detto. Adesso devo andare a preparare il pranzo" "ok, allora ciao" "ciao Mamosèl" Non c’è niente come le vacanze – questa volta in montagna ad Aosta – per ispirare A la piccola. Appena mette piede in un luogo "esotico" cambia tutti i nomi, sconvolge i ruoli, si appropria delle identità altrui e parla – nel bene e nel male – di un marito onnipresente e invisibile che popola le giornate della famiglia B senza presentarsi mai, un genero discreto e misterioso che – a quanto pare – oltretutto dorme pure in albergo, da solo. A tratti A la piccola ricorda Molly Jensen-Demi Moore in Ghost che parla con un "ghostizzato" Sam Wheat-Patrick Swayze. Hai voglia a metterti nei panni di Whoopi Goldberg per cercare di captare le vibrazioni di quest’anima in pena di marito per dargli un volto, un corpo e una voce, perchè se si chiede ad A la piccola basta il suo sguardo per capire che, sull’argomento, le chiacchiere stanno a zero.

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