Il diario

I fidanzati del treno per Torino

Un giorno, prima di scendere, un bel giovanotto distinto (che lei da tempo spiava, non vista) le si avvicinò e le chiese se poteva parlare con lei. Voleva? In quel momento la testa di lei iniziò a girare in modo vorticoso. "Che cosa vorrà? – si domandava lei – avrò capito giusto?". Scesero dal treno e fecero un pezzo di strada insieme, quello di tutti i giorni, quello che gli altri giorni percorrevano ognuno per conto proprio. Poi, all’improvviso, senza un preambolo (questo uomo era così, lo imparò presto) le chiese se era sicura di gradire la sua compagnia. Le guance di lei avvamparono. Era forse la sua giornata fortunata? Nel giro di pochi giorni in paese di era già sparsa la voce e loro furono chiamati "i fidanzati del treno per Torino". Si innamorarono e si scelsero a vicenda per tutta la vita, fino all’anno scorso. Lui è morto e a lei sono rimasti tre figli e sei nipotini. "Vede quello là che fa il malnat sullo scivolo? Quello con la maglietta rossa? Quello è il primo della mia ultima figlia. Suo fratello è là sull’altElena, quella di destra". Due dei suoi sei nipoti oggi erano con lei al parco giochi, mentre lei, seduta sulla panchina raccontava la sua bella storia alla Mamma. E la Mamma ha come la sensazione che le storie, ultimamente, vadano a sbattere contro di lei in ogni momento.

giovedì 29 aprile 2010 anastasia ha scritto:

Fa bene sentire queste storie "positive"; ci vuole però anche una sensibilità "speciale" per coglierle e proporle con la dovuta delicatezza; grazie

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