Il diario

Il coraggio di essere io

La cugina C è un tornado. Dove passa lei rimane la terra bruciata, perché è una che quando parla grida e quando vuole farti un complimento riesce comunque a farti sentire una cacca. La cugina C non ammette obiezioni: tu, al suo confronto, sei comunque una cacca; tu, al suo confronto, non hai ancora capito niente di come si sta al mondo senza farsi sottomettere. Ma lei è lì apposta per spiegarti e dimostrarti tutto, anche quello che non chiedi. La cugina C è anch’ella una mamma: quando è in pubblico abbraccia, bacia, stritola i suoi figli e urla al mondo che loro sono i migliori, i più belli, i più veloci a mangiare, a imparare e a stare dietro alle mode. Del resto – lo ammette lei stessa – avendo una madre come lei, non potrebbe essere altrimenti.

Quando la cugina C visita un posto ti dice che quello è il posto più bello del mondo, è sempre fantastico e sicuramente è più bello di qualunque posto tu abbia mai visto in vita tua. La cugina C è in grado di dire che il mare della Riviera Adriatica è più bello del mare più trasparente della Sardegna. Se l’anno dopo, ascoltando i suoi consigli, ti rechi fiduciosa nel posto che ha tanto decantato, ti dice che quel posto fa schifo, che quest’anno lei ne ha visto uno più bello. E via di questo passo.

La cugina C è una fanatica donna Bimby, una che senza l’elettrodomestico fantastico non sa più stare. Ormai sono alcuni anni che la cugina C, pur essendo già di suo una brava cuoca, è Bimby dipendente. Se la inviti a cena, che sia Capodanno, Carnevale, Pasqua, un compleanno o una cena tra cugini, lei arriva attaccata al suo Bimby e cucina sorbetti-di-frutta-Bimby, creme-Bimby, torte-Bimby e tiramisù-Bimby per tutti. Se sono gli altri ad essere invitati a cena da lei, ogni portata Bimby-creata si moltiplica per tre: tre primi, tre secondi, tre dessert di frutta, tre dessert golosi, un limoncino, un nocino, un rosolio. La cugina C è sempre in viaggio: figlia di un direttore di banca toscano ha fatto nella sua vita qualcosa come venti traslochi in altrettante città diverse. E adesso non riesce a stare ferma. Il suo animo non ha pace. La cugina C viaggia per lavoro, viaggia per piacere, viaggia con la mente, viaggia nei giorni della settimana, viaggia il sabato e la domenica. Quando è costretta a casa, la cosa più semplice riesca a fare, dopo aver cucinato tutto il cucinabile, è imbiancare i muri di casa e ripassarli tutti con la tecnica del guanto, la spugnatura. Questa donna non ha riposo, non conosce il piacere di un libro, non conosce il piacere del silenzio, che al contrario le fa sentire sola e vuota, non ha il piacere di una vacanza non organizzata, non animata e non incasinata. Una cena con la cugina C è una cena dove ti devi preparare a parare i colpi, a controbattere, a sostenere e difendere le tue tesi, a cercare di farle capire che non per forza, se sei una persona pacata, sei anche una svampita che non sa godersi la vita. Prima di una cena con la cugina C ti devi allenare, preparare, riscaldare. E devi decidere: stasera controbatto e mi sfinisco come una che gioca a ping pong e, nonostante gli sforzi, riceve sempre la palla nell’occhio; oppure, avendo sufficiente autostima, me ne sto zitta, ascolto, faccio sì con la testa? In base all’umore, la cena con la cugina C è una partita impossibile (se decidi di stare al gioco) o uno spettacolo di cui conosci già ogni scena (se decidi di aspettare che passi).

La mamma, ieri sera, si è prima assentata per una trentina di minuti con la scusa di mettere a dormire A la piccola, poi, dopo aver congedato con calorosi baci e abbracci la cugina C e tutta la sua famiglia, si è infilata nel letto con A la grande e le ha letto il libro “Il coraggio di essere io”. Una lettura mirata, più per se stessa che per A la grande. Nonostante tutto, la mamma, il mago G, A la grande e A la piccola, non potrebbero mai immaginare una riunione familiare senza la cugina C e tutta la sua simpatica, rumorosa, ma molto calorosa e cordiale famiglia. Bimby compreso.

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