Il diario

In cima all’Orrido

"Quello?" "Sì quello" "Quella specie di ferro di cavallo nel cielo, sospeso nel vuoto, che ci vorranno tre giorni di cammino a raggiungere?" "Sì sì, quello lì. Ma non ci vorranno tre giorni di cammino, tranquilla. E’ tutto in salita, quindi si sale velocemente, non ve ne accorgerete nemmeno" "Mamma tu sei fuori, te lo scordi" "Ma no A la grande, guarda che sembra lontano ma se ce la fanno in tanti ce la facciamo anche noi. Basta non pensarci" "No no, io lassù non ci vengo, è troppo in cima al niente" "Ma è quello il suo bello" "Nooo" "Senti, A la grande, abbiamo preso il treno da Aosta, siamo venute a Pre St Didier in una delle poche giornate di sole che ci saranno concesse da qui alla prossima settimana insieme alla nonna R, abbiamo mangiato panini alla fontina su una panchina, abbiamo dato informazioni sbagliate a due ragazzi in macchina che cercavano il rafting e li abbiamo spediti chissà dove. Poi abbiamo chiesto informazioni ad un bar, e alla fine abbiamo trovato  l’imbocco per il sentiero che porta all’Orrido. E adesso io sono determinata ad andarci" "E io non verrò con te" "Invece sì. Cammina" Non è stato semplice, faceva caldo, alle minuscole facevano male le scarpe e le uniche in questo quartetto di donne  abituate a camminare erano la Mamma e la nonna R. Ma alla fine abbiamo conquistato la cima e il belvedere dall’Orrido, a precipizio sulla Dora, molto suggestivo. Non si può fare col passeggino, ma con lo zaino e un bambino dentro sì. Oppure a gambe, come abbiamo fatto noi. Probabilmente se avete con voi persone non avvezze alla fatiche della montagna le sentirete imprecare ad ogni passo che fanno. Ma quando sarete su, tutti gli umori sorrideranno. Anche perché da lì, da quel ferro di cavallo sospeso nel vuoto a 200 metri di altezza dal primo punto di appoggio, si vede tutta la catena del Bianco.

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