L’animale morente

Nella casa del mare che abbiamo affittato per interposta agenzia dalla signora Nereide ci sono moltissimi libri. Il che è un bene, perché se uno finisce la scorta che si è portato da casa, ha di che scegliere. E anche perché da qualche anno a questa parte, la spiaggia è uno dei due soli posti* in cui riesco a leggere un libro con ritmi normali: più di 2 pagine alla volta. Dite poco. Comunque. Questi libri sono d’amore, di erotismo, di meditazione, di Osho, di lentezza, dell’arte di vivere. Poi ci sono libri che parlano di sesso in maniera demenziale e molto americana, ci sono gialli (americani anche quelli), c’è Goethe, Montalban (non Montalbano di Camilleri, Montalban lo scrittore) un libro su Alberto Sordi e poi, tra i molti altri, c’è anche "quello". Quello che mi è piaciuto in maniera totale. L’unico del quale sono riuscita a superare le prime due pagine. L’unico che è riuscito a tenermi incollata alla sedia a sdraio per tutto il tempo che le minuscole e il mago G mi hanno concesso. L’animale morente, di Philip Roth. Non sono un’amante della letteratura Harmony, anche se il genere letterario ha una sua dignità (può non piacere ma Harmony è un cult..altro che 50 sfumature di grigio). E questo comunque non è affatto un Harmony. Parla di un amore, e non di animali. Ecco. Non è che posso stare qui a spiegare nel dettaglio di cosa parla e come ne parla. Perderebbe. Però, se non lo avete letto, leggetelo. Magari lo detesterete, magari vi piacerà tantissimo. A me la seconda. *L’altro posto è Aosta, ma questo accadrà in agosto.

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