Il diario

Momenti fragili e furbizie

Novembre, una piovosa domenica pomeriggio, abitacolo mobile della famiglia B, tangenziale, direzione casa dei cuginetti L+F.

Il mago G alla guida, la mamma canta, A la piccola fissa la strada fuori dal finestrino, A la grande osserva la sua sorella minore con aria inquisitrice. "A la piccola ti sei persa nei tuoi momenti fragili?" chiede A la grande a sua sorella silenzio assoluto A la piccola – con il pollice in bocca, infagottata come solo in autunno inoltrato si può essere infagottati e legata al suo seggiolino come un insaccato – continua a fissare le gocce di pioggia che cadono battenti sul finestrino alla sua sinistra. E ignora la sorella maggiore che i fatti suoi non se li fa mai. "Cosa sarebbero i suoi momenti fragili, A la grande?" chiede la mamma curiosa, cercando nella sua testa la canzone da cui A la grande potrebbe aver tratto ispirazione per questa espressione così forbita "E’ quando il cervello va via a distanza – risponde A la grande – io ne tengo un sacco di momenti fragili" La mamma pensa che la spiegazione di A la grande è chiara. Pensa anche che sua figlia è piena di contaminazioni letterarie che derivano dallo stare troppo accanto a una madre che si nutre di libri, giornali, musica e film: se i momenti fragili sono stati pescati in una delle canzoni a cui quotidianamente la mamma sottopone le due A minuscole nei tragitti in macchina, l’espressione "tengo dei momenti fragili" assomiglia molto alla maniera di esprimersi di Checco Zalone (quello di "siamo una squadra fortissimI", "siamo ragazzi qualunquI", "se non avrei fatto il cantanDe" ecc…) "E cos’altro tieni?" insiste la mamma "Tengo anche moltissime furbizie" "Cioè?" "Vuol dire che io se dormo penso di essere ancora nella classe dell’anno scorso, con tutti i miei vecchi compagni di classe" "Ho capito, un po’ come realizzare nei sogni  cose che vorresti fossero nella realtà" "Si, così"

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