Il diario

Nonni in jeans

Quando ero piccola, (erano gli anni’80) mi sembrava strano che mio nonno non avesse un paio di jeans. Nemmeno una volta lo avevo visto con dei pantaloni diversi da quelli di panno con la riga (quelli che bisogna stirare per forza, per intenderci) e le scarpe eleganti – scarpe che peraltro adoravo per lo scalpiccìo che facevano sui ciottoli del centro storico di Pavia (quel rumore mi ricorderà mio nonno per tutta la vita). Comunque, io, figlia di ex sessantottini hippies, avevo sempre visto i miei genitori, sia mamma R che papà P, in jeans e scarpe basse o al massimo in gonnellone lunghe fino ai piedi e sabot di legno e cuoio (la mamma). Anche a scuola venivano a prendermi così e la differenza dagli altri genitori non mi sembrava neanche tanto evidente. Io e mia sorella S poi viaggiavamo costantemente con i capelli tagliati a scodella dal papà, che affermava di essere il miglior parrucchiere sulla piazza, almeno per le sue figlie. Non avevamo la televisione e le merendine del Mulino Bianco erano abilmente rimpiazzate da genuini dolci fatti in casa dalla mamma. Non parliamo delle bibite gassate, che comparivano solo sui tavoli del compleanno. Avete presente Marcus di About a boy (libro di Nick Hornby e film con Hugh Grant)? Più o meno lo stile era quello, solo che noi, fortunatamente, eravamo bambine serene e non facevamo caso alla nostra “singolarità”: né la apprezzavamo né la disprezzavamo, così era e tanto bastava. Tornando a mio nonno, mi chiedevo: come poteva essere che mio nonno, sangue del mio sangue e padre del mio papà anticonformista-fedelissimo-lettore de “Il Manifesto”-indefesso ascoltatore di Radio Popolare, non avesse mai un paio di jeans addosso? Un giorno chiesi a mia nonna C: <<Perché il nonno non si mette mai i jeans?>>. La nonna mi guardò e tacque. La risata compulsiva che seguì alla mia innocente domanda, fu una delle risposte più eloquenti che abbia mai avuto in vita mia. La nonnina mi prese per mano e chiamò sul pianerottolo le sue tre sorelle I+E+A (la palazzina aveva quattro appartamenti, uno per ciascuna di loro) e, sempre ridendo con le lacrime agli occhi, raccontò alle sue sorelle quello che le avevo appena chiesto. Nel giro di 15 minuti l’intera palazzina delle sorelle L. sghignazzava e mi accarezzava la testa. Poi, come se niente fosse, cambiarono argomento e nessuno mi spiegò perché il nonno non portasse i jeans. Magari tra qualche tempo le mie figlie mi chiederanno perché il nonno P gira in bicicletta anche con 50 gradi sotto zero, mangia aglio a volontà, non usa la schiuma da barba e non porta mai i pantaloni con la riga. Eppure è un medico di grandissimo valore. Se mai succedesse, risponderò qualcosa di stupido tipo che ora che il nonno P è in pensione e passa la maggior parte del tempo con le sue piante, tutte le cose sopra dette sarebbero uno spreco di tempo e l’aglio serve a tener lontani i parassiti dalle amatissime piante. Ma almeno le mie bambine avranno la loro risposta, com’è giusto che sia.

mercoledì 28 gennaio 2009 panzallaria ha scritto:

ho riso a crepapelle!!!! questo post è veramente carino e la tua famiglia molto affascinante… mi hai fatto venire in mente mio nonno, che nemmeno lui portava i jeans! 😉 ciao panz

martedì 27 gennaio 2009 Claudia ha scritto:

Che bello!

giovedì 19 marzo 2009 Titti ha scritto:

…che commozione..ho letto il racconto come se ci fossi dentro..e immagino quella bambina col caschetto casalingo in mezzo a tre belle (nel mio immaginario sono cosi) donne-sorelle-forse madri. In effetti ogni bimbo merita una risposta, per quanto questa possa essere inventata ed onirica..grazie.

mercoledì 28 gennaio 2009 nomammamapartecipoS ha scritto:

Leggendo questi pensieri mi tornano in mente tanti ricordi un po’ sbiaditi purtroppo… Di chiaro però ho l’immagine del mio nonno nelle uscite “ufficiali”: calzoni e giacca di panno, scarpe rigorosamente di cuoio, soprabito e l’immancabile cappello borsalino….il vestito della festa! Mi torna anche in mente la sua immagine giornaliera: nell’orto calzoni di velluto, camicia pesante, maglione di lanaccia spessa, scarponi sempre di cuoio sporchi di fango, il badile in mano. Sempre e comunque con sguardo fiero e portamento maestoso anche se un po’ ingobbito, cosa che insieme alle mani patinate da contadino ci tramandiamo da 3 generazioni…essendo nati realmente contadini! Con queste immagini e leggendo i tuoi pensieri mi viene da riflettere su come contesti, periodi storici, situazioni e posizioni geografiche influenzino le persone. I miei sono vissuti nelle campagne pavesi nella loro infanzia, non hanno studiato molto ma hanno presto cominciato a lavorare e quel periodo lo hanno viso solo di passaggio e molto da lontano. Oggi assomigliano molto più ai loro genitori nel bene e nel male, di quanto lo assomiglino i tuoi ? Il mio papà mi dice sempre di mettere la cuffia perchè :”poi prendi freddo alla testa e ti viene il raffreddore…” E ancora i miei cari quando apprendono che mi appresto a partecipare ad eventi “mondani” o sul lavoro ho riunioni con responsabili o simili la frase arriva sempre “metti i calzoni eleganti (quelli con la riga) e la giacca” o in inverno “ti preparo i calzoni di lana(pure questi hanno la riga) e metti il maglione bello”. Sono sicuro che mi ritroverò a dire ai miei figli, quando arriveranno, cose molto molto simili, anche se magari gli oggetti saranno diversi, i concetti saranno gli stessi perché ormai radicati nel mio essere. Alla fine se ci penso tutto ciò mi pare fantastico, le nostre origini rimangono inconsciamente in noi stessi e verranno tramandate ai nostri figli! Bellissimo!

mercoledì 19 agosto 2009 Diletta ha scritto: Nonno era falegname ed aveva una spendida salopette in morbido jeans slavato!!!

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