Il diario

Ragazza

Me la ricordo bene quella faccia, con quegli occhi. Azzurri e persi. Avrà avuto 20 anni, forse. Due settimane fa. Io, alla stazione di Rogoredo, le dieci di sera più o meno, appena scesa da Italo, reduce (è il caso di dire proprio così, "reduce") da Roma. Aspettavo il regionale che mi avrebbe riportata a Pavia. Lei, vagava da un passante all’altro, chiedendo spicci. Poteva essere una qualunque compagna di mia figlia tra qualche anno. Non c’era niente di strano in lei. Nè trasandatezza, nè lo sguardo duro da giovane che ha già vissuto tutto. Eppure chiedeva spicci con lo sguardo disperato, per niente insistente, anzi, già rassegnata nel momento in cui te li chiedeva quegli spicci. Inquieta, agitata, da un passante all’altro. E io mi sono chiesta. A cosa le serviranno gli spicci? Cos’è che non avrà funzionato nella sua vita? 

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