Il diario

Ritardo cronico

"pronto mamma? sono la tua vicina di casa, quella vicina talmente vicina da essere quasi tua parente"

"hei! ciao vicina-di-casa-quasi-parente, tutto ok?"

"ci sono qui i tuoi suoceri con le tue due A minuscole che aspettano di entrare in casa, ma tu non ci sei e loro non hanno il cellulare e non hanno nemmeno le chiavi. ma dove cavolo sei?"

"sto arrivando, sono vicinissima, tra qualche secondo sono lì, intrattienili ancora un attimo"

"senti mamma, sono le diciannove e trenta minuti, i tuoi suoceri mi dicono che sicuramente arriverai a momenti perché eravate d’accordo di trovarvi qui a casa alle diciotto e quarantaciunque. io so per certo che non arriverai a momenti perché conosco il tuo ritardo atavico derivante dal tuo ramo familiare paterno, come mi raccontasti tante e tante volte. ma so anche che l’unità di misura del tuo tempo sono i tre quarti d’ora, perciò adesso dimmi la verità: dove sei esattamente?"

"no no ma guarda che tra poco arrivo, sono praticamente già lì"

"quindi? dove sei?"

"sto salendo in macchina proprio ora"

"e dove ce l’hai la macchina?"



"allora?"

"allora diciamo che sono più vicina all’ufficio che a casa. ma arrivo, state tutti tranquilli. cinque minuti. al massimo dieci minuti se ci sono i semafori rossi"

"lo sapevo. poverini, li porto a fare un tour della mia casa così intanto le bambine giocano coi miei figli"

"grazie vicina-di-casa-quasi-parente, meno male che ci sei. e guarda che ci metterò pochissimo"

"sse" (click) Oggi la mamma si è fatta prendere e appassionare da un lavoro dal termine improrogabile e ha pensato di poter dominare il tempo col pensiero. Così è uscita dall’ufficio all’ora esatta in cui, in realtà, avrebbe dovuto trovarsi a casa ad accogliere i nonni paterni che riconsegnavano due le A minuscole dopo un pomeriggio passato tra parco giochi e giostre. Il totale del ritardo accumulato è stato di tre quarti d’ora, come predetto dalla sibilla cumana vicina-di-casa-quasi-parente, e ancora una volta la mamma, le due A minuscole, i nonni paterni e la vicina-di-casa-quasi-parente hanno avuto la conferma del fatto che la puntualità, nella scala dei valori della mamma, sta all’ultimo posto. Quando il mago G ha saputo dell’episodio, rassegnato, ha chiesto: almeno hai preso pane e latte, mamma? A quel punto la mamma ha cercato di mettere insieme tutte le scuse più fantasiose, ma alla fine ha dovuto rispondere sinceramente che NO, oggi è arrivata in ritardo anche per quelli, il negozio vicino all’ufficio era già chiuso e tempo per il supermercato non ce n’era.

"non potevi chiamarmi?" ha domandato il mago G in extremis "ho finito il credito" ha risposto la mamma dandogli il colpo di grazia

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