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Scuole italiane al verde, la carta igienica è un lusso

Da Bari a Milano Carta igienica razionata, divieto di fotocopie, nessuno stanziamento per corsi obbligatori, ritardi di anni nel pagamento degli straordinari. Medie e superiori italiane sono allo stremo. City racconta i loro problemi quotidiani.

MILANO – “La nostra preside ha chiesto ai bidelli di controllare la carta igienica ogni volta che un insegnante entra o esce dal bagno. Una volta ce l’ho trovata dentro in persona: mi ha mostrato il rotolo e mi ha chiesto di quanti strappi avevo bisogno”. Nelle scuole italiane succede anche questo. A raccontare di carta igienica razionata è un professore di una scuola media di Lucca. “Le direttive per l’influenza A, poi, impongono ai ragazzi di lavarsi spesso le mani. Ma da noi devono portarsi il sapone da casa”, continua il professore, che chiede di rimanere anonimo. Molti dei dirigenti e degli insegnanti contattati da City preferiscono non parlare per paura di richiami dagli Uffici scolastici. Quelli che lo fanno riferiscono di scuole allo stremo per mancanza di risorse. Anche di questo, oggi, dovrà rispondere la ministra dell’Istruzione Mariastella Gelmini, in un’audizione della Commissione Cultura del Senato. I numeri disponibili descrivono una situazione molto pesante (vedi pezzo a fondo pagina).
In rosso di 150mila euro

City (il free press metropolitano della Rcs) è andato a vedere cosa significano per i 4,2 milioni di scolari delle medie e superiori. “La situazione è molto grave: la mia segretaria non sa come pagare le fatture”, racconta Erminio Sermiotti dirigente dell’istituto professionale per l’industria e l’artigianato Giorgi di Lucca. “Il Ministero non ci paga gli arretrati da 4 o 5 anni e la mia scuola ha accumulato oltre 150mila euro di debito”. Il ministero dovrebbe coprire anche i corsi obbligatori ed extra-orario per approfondire le materie di studio. “Eppure per l’anno scorso non abbiamo auto una lira e gli insegnanti non sono stati pagati”, spiega sconsolato il preside.

Divieto di fare fotocopie
Anche alla scuola media Pascoli di Bari non mancano i problemi: “A noi professori adesso non è più consentito fare fotocopie: a meno che non si programmino con molto anticipo”, spiega Angela Palazzo, professoressa di matematica. “Insegno da trent’anni e ho visto i fondi calare sempre, ma ora siamo al collasso”, dice. “Ormai l’unico modo per ottenere i soldi, anche per la cancelleria, sono i progetti speciali o i fondi europei. Ma quelli un anno ce l’hai e l’anno dopo non sai se li ottieni”, conclude.

Lezioni non pagate
“Io aspetto che mi paghino il gruppo sportivo, le ore di educazione fisica pomeridiana, da oltre un anno e mezzo, quando la legge prevede che vengano retribuiti entro il 31 agosto dell’anno in cui sono state effettuate”, racconta un professore di ginnastica emiliano, che chiede di rimanere anonimo. “Se vogliono farci fare i missionari, ci dicano apertamente che dobbiamo lavorare gratis”.

Supplenze a rischio
Con i tagli delle cattedre, poi, sono a rischio anche le supplenze brevi. Prima le assenze per cui non era prevista la nomina di supplenti venivano coperte da colleghi a disposizione della scuola. Ora – per risparmiare – non ci sono più. Ma i presidi, quando manca un insegnante, sono costretti a distribuire i suoi alunni nelle altre classi. Così perdono le lezioni e “disturbano” quelle degli altri.

(autore: Elena Tebano – fonte: City del 6 ottobre 2009)

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