Il diario

Sicchè alla fine il mare t’è garbato

il primo giorno al mare hai gridato tutta la tua rabbia perché non volevi pestare la sabbia, il tuo papà ti ha caricato in spalla (perchè il primo giorno di vacanza tutto deve filare il più liscio possibile) e l’hai sfangata il secondo giorno al mare ci hai provato di nuovo e la tua mamma e il tuo papà ti hanno lasciato urlare, ti hanno detto che dovevi farcela da sola e alla fine, con le lacrime sulle guance e la rabbia negli occhi hai seguito la tua truppa e hai raggiunto la spiaggia da sola il terzo e il quarto giorno al mare ti è andata di lusso perché erano un sabato e una domenica e nel fine settimana la tua mamma e il tuo papà evitano programmaticamente le spiagge di tutto il mondo perchè non amano i bagni di folla e in quei giorni preferiscono vedere boghi e città il quinto giorno al mare ci hai messo quasi venti minuti ma al mare ci sei arrivata con le tue gambe il sesto giorno ti sei intrattenuta con la sabbia, il secchiello, la paletta e l’annaffiatoio. ma sempre stando in piedi e sempre senza eccedere nell’entusiasmo il settimo giorno il tuo papà ti ha scavato una buca nella sabbia fino a trovarci l’acqua e tu ci hai messo dentro i piedi. con discreta soddisfazione, ma sempre stando in piedi, con le manine sui fianchi l’ottavo giorno, senza nemmeno accorgerti, ti sei seduta in spiaggia, come tutti gli altri esseri umani che popolano i bagnasciuga dei litorali in estate. hai appoggiato le chiappette sulla sabbia umida e hai radunato tutti i sassi intorno a te. tutti quelli che potevi raggiungere senza muoverti di un millimetro il nono giorno hai riempito il secchiello da sola. ti sei avvicinata all’acqua, hai pucciato prima un piedino poi l’altro, ti sei chinata, hai preso quello che ti serviva e sei tornata al tuo posto trionfante il decimo giorno ti è andata bene ancora una volta perchè hai fatto un lungo giro in bici sulle mura di Lucca appollaiata sul seggiolino di una bici presa in affitto e l’undicesimo giorno hai scarpinato su e giù tra Lerici e Porto Venere mangiando focaccia, farinata e gelato il dodicesimo giorno la tua Mamma ti ha preso in braccio senza dirti nulla e ti ha portato in acqua fino alla pancia. prima di sei offesa, poi hai scoperto che di pomeriggio l’acqua del mare è più calda di quella del mattino e hai sorriso il tredicesimo giorno hai usato un cuscino gonfiabile di Hallo Kitty come materassino, e ti sei lasciata trasportare nell’acqua tanta (che sarebbe l’acqua alta secondo te) mentre la Mamma ti rassicurava alle spalle il papà e A la grande facevano i pagliacci davanti a te il quattordicesimo giorno ti sei concessa il lusso di un bagno vero con il tuo papà. è stato un bagno di quelli come si deve, una nuotata a fior d’acqua con le mani del babbo sotto il pancino e una gran voglia di sbattere i piedi il quindicesimo giorno era quello della partenza. "Sicchè, alla fine un bagno in mare per benino l’hai fatto e ti è anche garbato è vvvero?" ha detto il signor Vittorio quando la famiglia B ha restituito le chiavi della casa in affitto. dopo, per il mare non c’era più il tempo, ma si è partiti tutti contenti lo stesso.

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