Il diario

Un vicino ti salverà

Non sempre io e il mago G siamo in sintonia. Ci sono momenti in cui le nostre affinità elettive hanno un calo fisiologico e allora è meglio se ci parliamo solo con il pensiero. Stamattina ad esempio, tra il mio programma e quello del mago G si è verificata una certa discordanza. La mia idea: dedicare un’ora del mio tempo post-colazione alle pulizie fondamentali, per ridare un aspetto dignitoso a questa casa che ultimamente sembra abitata dalla famiglia Von Trapp di Tutti insieme appassionatamente (un vedovo+una novizia ravveduta+due figli maschi+cinque figlie femmine). L’idea bucolica e (lo ammetto) allettante del mago G: uscire per uno spensierato giro in bicicletta dalle 9 alle 12 del mattino. mago G: "Non è il momento di fare le pulizie, c’è il sole, usciamo!" io: "Mago G scusa se non è questo il momento (anche se è uno dei due giorni della settimana in cui sono a casa e le bimbe non sono da scarrozzare di qua e di là dalla mattina alla sera) ma io ho da fare: usciremo dopo, dov’è il problema?". (A proposito della mitica frase "questo non è il momento", faccio notare che a questa affermazione non segue mai la spiegazione di qual’è esattamente il momento adeguato. Forse nella mente magica del mago G ci sono delle ore immaginarie in esubero nelle mie giornate di 45 ore che potrei utilizzare per svariate faccende domestiche in tutta tranquillità…che sciocca, perchè non ci ho pensato prima?). Comunque: normalmente a questo punto della discussione i giochi sono già fatti, ognuno di noi ha preso posizione e non la mollerà per nulla al mondo, non c’è verso di trovare il compromesso. Così, io ho fatto le pulizie con le bambine piagnucolose che mi seguivano da una stanza all’altra, ansiose l’una di passare il mocho al mio posto (A la grande), l’altra di assaggiare l’acqua e detersivo intingendo un bicchierino di plastica nel mio secchio (A la piccola). Intanto il mago G si eclissava in taverna (il garage) a stendere il bucato, con i fumi che gli uscivano dalle orecchie e l’aria di chi non può nemmeno fare un giro in bici con la sua famiglia in un giorno di vacanza. Quello che potevo fare in 30 minuti – se il mago G si fosse impegnato senza fare i capricci a intrattenere le bambine – l’ho fatto in 120 minuti. E quando finalmente siamo stati tutti pronti e vestiti per uscire in bici, il mago G ha scoperto che la gomma posteriore del suo mezzo era bucata. A questo punto le strade che si intravedevano erano due: un succedersi di battutine, dispetti e ripicchine tra il mago G e la sottoscritta fino alla capitolazione di uno dei due (stremante, sia per noi che per le bambine) oppure l’ancora di salvezza a cui ricorro volentieri in queste occasioni: invitare i vicini della villetta accanto a mangiare in giardino da noi, con pranzo improvvisato, condivisione open-source dei rispettivi frigoriferi e ammucchiata di bambini. Sembrerà cosa da niente, eppure il pranzo last-minute coi vicini è sempre risolutivo: loro sono adorabili e (dis)organizzati quanto noi, ci passano i bambini e le vivande dalla rete che divide i nostri giardini, portano il loro cordless da noi e varcano la soglia in qualunque stato siano: in pigiama, in tuta, in completo elegante. E soprattutto dal momento in cui mettiamo le gambe sotto il tavolo, qualunque pensiero oscuro ci sia nella testa di ciascuno di noi svanisce tra le chiacchiere, il vino e una torta salata.

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