Il diario

Zia Cicogna

La zia Cicogna c’è sempre stata. La zia Cicogna era una compagna di studi, anzi LA compagna di studi del mio papà (il nonno P). Studiavano medicina insieme. Dovunque lui andasse a studiare c’era anche lei e viceversa. Per un certo periodo la zia Cicogna fu come un quinto membro della mia famiglia paterna. Insieme, il nonno P e la zia Cicogna sono arrivati alla laurea, poi hanno scelto specialità diverse ma sono rimasti grandissimi amici.

La zia Cicogna c’era quando è nata mia sorella S, era specializzanda ma c’era. C’era quando sono nata io. C’era quando io e il mago G ci siamo sposati, c’era quando ho scoperto di aspettare A la grande e anche quando aspettavo A la piccola e c’era durante tutte le ecografie che ne sono seguite (visto che era lei a farle). Non più specializzanda e ormai professoressa, la zia Cicogna c’era quando A la grande stava per nascere: dopo aver aspettato per tutto il giorno che succedesse qualcosa era andata a casa a cercare di dormire e appena dopo il mago G l’ha tirata giù dal letto perché era giunta l’ora. Vista la prima esperienza, quando doveva nascere A la piccola la zia Cicogna non si è mossa dal mio letto e ha orchestrato tutto dall’inizio alla fine, sopportando i miei lamenti insieme alle ostetriche. La zia Cicogna c’era anche quando, tra A la grande e A la piccola, sembrava dovesse esserci un altra A femmina o un altro A masculo, ma poi non è stato e basta. C’era anche allora ed è stata fondamentale. La zia Cicogna abita con lo zio C in una casa bella, bellissima, non molto lontano dalla mia. Quando eravamo piccole ci si andava spesso a cena. D’estate erano cene in giardino che finivano sempre con il gelato, d’inverno erano cene in casa che finivano comunque con il gelato. Non ho mai conosciuto nessuno che amasse il gelato come la zia Cicogna e lo zio C. Poi sono arrivati i due figli della zia Cicogna, prima un maschio e poi una femmina. All’epoca io avevo più o meno otto anni e mi vantavo di fare la baby sitter dei bambini della zia Cicogna perchè capitava che li portassi a spasso nella carrozzina nella via di fronte a casa. In casa loro mi ricordo i film della Disney (che io e mia sorella vedevamo solo al cinema, non avendo la tv in casa) e una casetta in stoffa dove si poteva stare comodamente seduti e dove ci si sentiva come nella casa nel bosco dove si rifugiano per diciotto anni le tre fatine buone del cartone La bella Addormentata nel bosco insieme ad Aurora (la bella addormentata nel bosco, appunto). La casa della zia Cicogna mi piaceva un sacco. Era una di quelle case dove ti senti rilassato e a posto con te stesso, sempre e comunque. Persino se stai nel pieno dei malumori della crisi adolescenziale la casa della zia Cicogna ti restituisce la pace interiore. Sarà che tutti gli infissi sono dipinti di giallo brillante, sarà che è una casa che ha molto verde intorno. Sarà che in estate si mangiava fuori e si sentiva odore di zampirone nell’aria e d’inverno troneggiava in salotto un immenso albero di Natale addobbato all’americana. C’era sempre un’atomosfera di qualcosa. La zia Cicogna è bergamasca, non è una che sta tanto a ricamare sulle cose che ti deve dire. Il suo affetto arriva diretto. A me una volta è arrivato anche per lettera ed è stato una di quelle cose che non ti aspetteresti ma che ti rendono allegra per tutto il giorno. La zia Cicogna è difficile da vedere perché visita, insegna, viaggia, studia e lavora di continuo. Mi piacerebbe renderle un po’ di quello che mi ha dato. Se sapessi che almeno legge i post, sarei più tranquilla.

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