Il diario

La cucina è un microcosmo in cui è bello vivere

Stamattina, in cucina, facevo la torta al cacao con A la grande (che, nonostante il sole, è chiusa in casa perchè ancora febbricitante). Uova, zucchero, burro, farina, lievito, qualche cucchiaio di latte tiepido e ovviamente cacao. Finito di amalgamare le uova e lo zucchero ho letto ad alta voce la ricetta, perchè sentisse anche la mia piccola attentissima assistente, ferma con il cucchiaio di legno a mezz’asta in attesa di istruzioni: “Ora, prima di unire le uova e lo zucchero al resto, setacciare bene la farina e il cacao e poi unire il burro ammorbidito. Infine fare un composto spumoso con il lievito e sei cucchiai di latte tiepido e poi mescolare tutto l’insieme in un’unica terrina". Mi sono ricordata di aver letto poco tempo fa, da qualche parte, le riflessioni di Massimo Montanari – studioso di storia dell’alimentazione – secondo cui il lento amalgamarsi degli ingredienti e la necessità di farlo per gradi, rispettando fedelmente tutti i passaggi, è analogo a quello che succede nella nostra mente quando prendono forma le idee, quelle che poi esprimiamo nei nostri comuni colloqui. Le idee, se sono personali, sono il risultato di esperienze fatte, incontri con altre persone, emozioni suscitate da situazioni ordinarie e non. Tanti ingredienti che si mettono insieme e poi producono pensieri nuovi. Ma prima che ciò accada – e qui cito Massimo Montanari – è utile far riposare quegli ingredienti, dargli il tempo di depositarsi, amalgamarsi, rassodarsi. Lasciare agli ingredienti il tempo necessario per interagire tra loro, per creare un nuovo originale composto, è indispensabile almeno quanto lasciar decantare tutti gli stimoli e i pensieri che ci arrivano dal vivere quotidiano: dopo un po’ che sono lì, escono in una nuova forma e danno risultati migliori. La verità è che "la cucina è un luogo ideale per capire come funziona la vita" (di nuovo Massimo Montanari). Ecco perchè io adoro mettermi a fare pizze, torte e biscotti con A la grande (A la piccola è ancora davvero troppo piccola, a parte il fatto che ha una natura distruttiva che, al primo contatto con il barattolo in vetro della farina o con un cucchiaio tremolante ricolmo di zucchero, si eleverebbe all’ennesima potenza. Ergo, aspettiamo tempi più propizi). Prendere una ricetta semplice e possibilmente dall’esito goloso e proporre ai nostri bambini di provarla insieme, può regalare attimi di grande complicità e reciproca soddisfazione: il che, si traduce spesso e volentieri in momenti di armonia e anche conoscenza. Non solo perché il fatto di lavorare insieme a una cosa buona che dopo mangeremo insieme è una semplice azione con un risvolto tangibilmente pratico, ma perché cucinare a più mani unisce un minimo di rispetto delle regole (la ricetta che va seguita) all’esercizio della fantasia e dell’invenzione. E sempre citando l’amico Montanari concludo con questa verità: "Cucinare non è una pratica minore, stimola l’intelligenza". Quando poi si tratta di farlo coi nostri bambini, dà anche molta soddisfazione a entrambi.

lunedì 23 febbraio 2009 anna ha scritto: Cucinare per riordinare le idee è un modo divertente da provare. Sembra di staccare il cervello, invece le idee prima prendono le misure, e poi…pluff! giù tra un cucchiaio di farina e il giallo delle uova. Che libro è quello di Montanari?

lunedì 23 febbraio 2009 Mamma ha scritto:

"Il cibo come cultura" di Massimo Montanari. Cucina e filosofia, non è una novità. Ma funziona anche coi piccoli, è così che la cosa si fa interessante.

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