Il diario

Sopravvivenza

Ci sono giorni d’estate in cui si boccheggia.

Come il giorno dopo il rientro dalla frescura della montagna, come quando fuori non piove, come quando la pianura padana è un forno, un’insidiosa selva di afa e zanzare, come quando ci si guarda in faccia e ci si chiede: e adesso? E allora, in questi casi, nella famiglia B si gioca a tirare l’ora: dalla mattina presto (perché è di buon ora che ci si alza anche in estate) alla sera. Unico obiettivo: un grammo di frescura in più, qualche grado centigrado in meno.

"Dunque che si fa?" "Io esco a sbrigare due faccende, faccio un salto quà e poi in ufficio e poi là. E poi sono a casa per pranzo" "bene, e noi, A minuscole?" "si gioca al negozio"

"e va bene, e dopo?" "si gioca a indovina chi?" "andata. e poi?" "si va al parco giochi?" "stai scherzando, A la piccola, con questo caldo stiamo barricate in casa, al massimo al parco giochi ci andiamo a mezzanotte. Facciamo i vampiri del parchetto"

"bello!"

"sì, ma ci pensiamo dopo. quindi?"

"quindi adesso che abbiamo giocato un sacco e che è quasi l’ora di pranzo possiamo vedere i cartoni?" "e se invece facciamo prima un bagnetto e poi i cartoni?"

"perfetto, facciamolo. e dopo pranzo? o, mago G, sei tornato, non ti sei sciolto per la strada?"

"dopo pranzo ci rintaniamo giù in garage per tutto il santo giorno, al fresco" "buona idea, vedi che uscire ti ha fatto bene, mago G?"

"allora passiamo tutto il poemeriggio a scaricare e vedere le foto e i filmati delle vacanze" "bene, ci sto, A la grande" "e tutti quelli degli anni scorsi"

"giusto, sono d’accordo, A la piccola"

E questo è quanto. Dopo foto e filmati la merenda, dopo la merenda il mago G si è tuffato ancora nella calura per andare a fare la spesa e sono arrivate le 19, poi le 19.30. Poi la cena, poi, finalmente, un po’ di fresco. Il resto è storia.

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