Il diario

Montagna

"Non sono scappato, sono in officina a farmi avvitare tre viti della macchina" dice l’sms oro ora giunto da mio marito il mago G  "Meno male che mi hai scritto – rispondo io sollevata – pensavo che avessi approfittato della confusione per tagliare la corda una volta per tutte, pensavo che tu fossi scappato con una bella valdostana tutta pizzi al tombolo e sabot e che ora stessi condividendo con lei la grolla dell’amicizia. Perciò grazie per avermi scritto. Quando Torni?"  "Tra poco. Ci sono problemi?"  "A parte il fatto che A la grande è sprofondata in un sonno irreversibile da tre ore e che A la piccola non ha chiuso occhio e sta facendo la funambola sul bracciolo di legno del divano rischiando di rompersi la faccia, no. Va tutto bene, fai con comodo" "Arrivo" 
Oggi siamo arrivati ad Aosta, ridente cittadina di montagna dell’Italia settentrionale abitata da 35.000 anime (anima più, anima meno), capoluogo della Regione autonoma della Valle d’Aosta, dove tutto funziona come dovrebbe: le strade del centro sono pulite, i monumenti e i reperti archeologici vengono scrupolosamente dissotterrati, minuziosamente studiati e valorizzati, i parchi gioco per bambini hanno un custode, di notte vengono chiusi e hanno i giochi tutti interi e intonsi, senza una scritta.  Aosta è il posto dove il pane fresco sa di montagna, la fontina ha il sapore dell’erba dei pascoli e le meringhe con la panna di Boch sono il giusto modo per reintegrare le calorie involontariamente bruciate durante una camminata.   E anche se la temperatura in città è uguale a quella di Pavia, qui non ci sono zanzare, non c’è umidità, si gode la vista di un cielo blu e delle cime innevate delle montagne e – se ancora non bastasse – con 17 minuti di funivia e 20 di macchina si possono raggiungere posti più freschi, dove si imboccano sentieri percorribili e commestibili anche per famiglie con bambini minuscoli e frignolanti al seguito.  Ecco perché in questa città siamo tutti più ben disposti, con noi stessi e con il nostro prossimo. Ecco perché, appena sistemate le faccende urgenti (pipì, pappa, nanna), il mago G ci lascia dicendo "Devo andare da Motor America, vado a vedere se trovo una moto per me e un casco rosa taglia xxs per A la grande. Quest’anno andiamo all’asilo in scooter". Detto e fatto, scompare dal nostro orizzonte.  "Vai pure mago G, hai la mi benedizione. Oggi sono ben disposta. Torna in sella ad una rombante moto nuova, con un piccolo casco multicolore appeso al braccio. E perché no?"  Ma domani è un altro giorno. Domani si inizia a camminare.

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