Il diario

FA-FAL-LA

Nonostante l’aura angelicata in cui questo posto galleggia, nei nostri cuori e nelle nostre menti; nonostante il sentimento ancestrale  che da sempre lega la nostra famiglia alla Valle d’Aosta perché qui sono nati, cresciuti e (alcuni) sepolti i miei parenti materni; nonostante l’umore gaudente che ha invaso gli animi di tutta la famiglia B in questi ultimi giorni, oggi A la piccola si aggira circospetta per le stanze della nostra casa e non trova pace: non dorme anche se crolla dal sonno e dopo pranzo, quando A la grande si addormenta, ha l’aria di un’infelice che non sa dove sbattere la testa, annoiata a morte.   In tutto questo stiamo provando a disintossicarla dal pannolino, perciò si sente controllata a vista. E A la piccola non ama sentirsi controllata.  "A la piccola cosa c’è?"  "Fafalla"  "Ah! Hai imparato una parolina nuova? Ma guarda che brava! Dillo aoncora: F-A-R-F-A-L-L-A"  "Fafalla"  "Dai A la piccola, prova a dirlo bene, vedrai che poi ti senti meglio: FAR-FAL-LA" 
"Fafalla"  "No no, ascolta bene: FAR-FAL-LA!"  "Fa-falla" (…) 
(…) Sguardo truce di A la piccola, dito in bocca e calcio distratto al battiscopa "Ok, ci riproviamo domani. Lasciamo perdere le parole. Cosa vorresti fare mentre aspettiamo che A la grande si svegli?"
"Cacca" 
"Che bello…andiamo" 

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