Il diario

Sulla depressione post-partum

Niente mi toglie dalla testa che dietro l’etichetta di depressione post-partum ci sia molto altro: come la solitudine in cui sono lasciate le donne, a casa senza il proprio compagno, perché i congedi parentali non esistono e quando ci sono non vengono usati; l’assenza di un’ostetrica che sarebbe essenziale i primi giorni per insegnare i gesti di cura del bambino, innanzitutto l’allattamento, come previsto da altri Stati europei. Sono tutte cause che danneggiano sì l’umore della donna, ma dall’esterno. (…) (…) Se fossi un medico, farei una diagnosi di depressione post-partum solo dopo aver fatto dormire la mamma tutto il tempo che le serve, aver messo accanto a lei una donna che magari non è sua madre o sua suocera, che le sciolga tutti i dubbi, e dopo aver previsto per legge che il padre resti a casa almeno, ma sì, accidenti, almeno per il primo mese. Valentina è una giovane mamma di Milano, è giornalista free lance, quindi già deve lottare ogni giorno per scrivere la quantità di articoli necessari per arrivare a fine mese. Ma la sua battaglia è stata per molti mesi un’altra: quella della depressione vissuta dopo la nascita di sua figlia Paola. Oggi Valentina affronta l’argomento sul suo sito www.post-partum.it, dove segnala anche i pareri degli esperti e i numeri di telefono giusti da contattare se l’umore crolla dopo il parto. Estratti dal libro: GUERRIERE. LA RESISTENZA DELLE NUOVE MAMME ITALIANE di: Elisabetta Ambrosi edizioni: Chiarelettere anno: 2014 con prefazione di Lia Celi

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