Il diario

Quelli come te

Oggi la Mamma ha intervistato telefonicamente "tale" Roberto Zibetti, che mercoledì porta in scena a Voghera la sua trasposizione teatrale della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso. Una mappazza penserete. No, invece sembra un’operazione interessante, attuale, astuta, sapiente, leggera – quella leggerezza che riesce bene solo a chi ha studiato e ristudiato il suo soggetto e tutto il suo contorno – che fa sembrare Torquato tasso una specie di veggente che dal lontano suo tempo – la seconda metà del 1500 – dice cose che sembrano scritte per noi uomini d’oggi. Ma non è di questo che volevo parlarvi, bensì di una questione molto più spiccia e inutile. La dico. Parlo al telefono con questo "tale" Zibetti, dopo aver capito che non è uno alle prime armi, e mentre ascolto la sua voce inizia a venirmi in mente che io quella voce l’ho già sentita. E la lego anche a qualcosa di preciso, ma non so bene cosa. Lo lascio parlare dieci minuti – un fiume di chiarezza e semplicità – poi metto giù e cerco in Google il suo nome e una sua immagine. Anche la foto mi dice molto. L’ho già visto eccome, ma ancora non ricordo dove. Guardo la sua pagina Wikipedia e finalmente capisco. Tra i molti ruoli in teatro (con grandissimi registi, tra l’altro), in tv e al cinema, Roberto Zibetti – che ora non è più "tale" – c’era anche in Radiofreccia. Presente il film di Ligabue? Lui in Radiofreccia è il cinico che dice agli altri come saranno e come vivranno. Quello che, con aria di sufficienza e due frasette bastarde è in grado di farvi venire mille dubbi e il panico per una vita che ancora non sapete come sarà. Sarà che allora, quando vidi Radiofreccia, una scena in particolare mi colpì. Sarà che, pur nell’antipatica persona che interpreta, a colpirmi fu il fatto che anch’io conoscevo almeno un paio di persone così. E siccome anche voi magari conoscete o avete conosciuto persone così, sarete curiosi di rivedere la scena in cui Roberto Zibetti dà il meglio di sè. Guardate QUI.

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