Il diario

Arpia versus bulletta di quartiere

Al mio paese siamo fortunatamente dotati di una serie di parchetti per bambini, ma il più bello in assoluto si trova dietro casa nostra. Comodo, ombreggiato e fresco al mattino, afoso e improponibile nei giorni di caldo estivo senza un filo d’aria, perchè i giochi sono tutti al sole. Ieri era un giorno ideale, c’era il sole ma c’era anche una piacevole brezza montana, ragion per cui, recuperata A la grande alla scuola materna, ci siamo precipitate al parchetto tutte e tre: la sottoscritta con le due A minuscole al seguito. Appena entrate, A la grande e A la piccola si sistemano sulla giostra che gira, quella a più posti disposti in modo circolare e con in mezzo un tavolino. Una bimba di sei o sette anni (comunque già capace di leggere) passeggera anch’ella della giostra, scorre con il ditino le numerose scritte a pennarello indelebile con cui qualche genio ha imbrattato ogni angolo possibile e immaginabile del parchetto. "B. Mi-hai-rot-to-il-caz-zo" legge ad alta voce la nostra compagna di viaggio in girello "Cosa hai detto?" chiede candida A la grande "Mi hai rotto il casco" dico io "No no, non il casco. C’è scritto: B. mi-hai-rot-to-il-caz-zo" insiste la bambina "Ma sì è uguale – divago io – Giochiamo al gioco del fazzolettino bimbe?" azzardo tirando fuori alla un cleenex dalla borsa alla velocità della luce, pronta al gioco del "prendi il codino" trasformato per evidenti ragioni oggettive in "prendi il fazzolettino" "Siiiiii" Non che ci sia del moralismo in tutto ciò, ma in famiglia si cerca di fare del nostro meglio e non è che le parolacce non ci vengano. Però, contenersi e poi scoprire che le imparano dal tavolino del girello, è frustrante. A parte questo, riusciamo a godere di un’altra mezz’ora di svago indisturbato, finchè A la piccola si avvicina ad uno scivolo per lattanti ma trova al suo cospetto un crocchio di ragazzini in età da scuola media che occupano lo scivolo, sopra, sotto e tutto intorno. Lasciamo perdere per il "tutto intorno" e per il "sotto" che ci possono anche stare – essendo quello un parco giochi comunale – ma il "sopra" non mi sembra proprio il caso. Tanto più che nel momento in cui A la piccola cerca di scendere dallo scivolo, una delle ragazzine del crocchio sbuffa e dice "UFFA!!! Se siamo qui loro vengono qui, se andiamo là (e indica un altro scivolo non proprio per lattanti ma pur sempre per semi-divezzi) vengono là…CHEPPPALLEEE!!!"
Coooooosaaaaaaaa?
Mi giro verso quella beota e le dico con voce forzatamente cortese "Scusa ragazzina, questo è uno scivolo per bambini piccoli, ti sembra normale che una bambina di nemmeno due anni debba chiedere permesso al tuo prezioso fondoschiena per scendere dallo scivolo? Guarda che qui siete voi ad essere nel posto sbagliato, non i bimbi." Intanto il sangue mi ribolle nelle vene. La beota senza nemmeno girarsi mi dice "Non stavo parlando con lei" "IIIIIOOOO INVECE SSSI’! le dico con gli occhi spiritati e le mani sui fianchi – STO PARLANDO CON TE!"

…e comunque non darmi del lei che sono giovane anch’io sai? (questo lo penso ma non lo dico per fortuna). Lei ridacchia con i suoi compari di crocchio e decido di andarmene, non prima di essermi tolta un ultimo sassolino dalla scarpa. "PRESUNTUOSETTA" la apostrofo. Fine della storia, me ne vado, trascinando A la piccola che tende tutte e due le mani verso il dondo (l’altalena) e A la grande collassata nel passeggino e stremata dalla giornata all’asilo, ormai incapace di intendere e di volere. Mentre attraverso il parchetto mi sento addosso lo sguardo degli altri mamme/papà/nonni presenti, non so se di rimprovero verso questa donna acida e isterica che sono stata, oppure di silenzio-assenso del tipo "brava brava, hai fatto bene,  i nostri bambini vanno difesi da questi bulletti. Però meno male che sei andata avanti tu". Affranta e attanagliata da un improvviso senso di colpa per aver dato alle mie figlie dimostrazione di come ci si può far prendere per il naso da un gruppetto di ragazzini della scuola media, con i brufoli e con la smania di dimostrare ai compagni che loro sanno rispondere a tono, batto in ritirata e me ne torno a casa dopo un ultimo giro di altalena per A la piccola che, per quella discussione, è appena rimasta in credito di un giro sullo scivolo. Sarà per domani mattina, A la piccola, non temere. Verremo quando al parchetto non c’è nessuno e farà ancora più fresco. Così anche la mamma potrà riprendere le sue vesti di giovane mamma spensierata che porta la sua bambina piccola al parco giochi, padrona della situazione e dei propri nervi.

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