Il diario

Il portariviste

“ho deciso che nelle vacanze di Natale faccio un repulisti e butto via tutto quello che di superfluo c’è in questa casa”

“in che senso superfluo Mago G? cioè, non delle mie cose, spero”

“mmno, pensavo di cominciare dal garage, sai tutte le cose che abbiamo accumulato e che non useremo mai”

“ah, ok”

“…”

“per esempio, Mago G, a proposito, sai, visto quello che hai detto…mi chiedevo. Ma questo portariviste all’ingresso possiamo farlo rientrare nelle cose superflue?”

“ah no, quello assolutamente no”

“ma questo è superfluo, oltre che orrendo”

“perché tu cosa metteresti al posto del mio portariviste?”

“una pianta, per esempio”

“naaa”

“molto meglio invece”

“no, ho detto no”

Il Mago G non ha una poltrona, tra i suoi feticci, lui ha il portariviste. Un portariviste brutto, scuro, stile arte povera, zoppo, dal contenuto altrettanto inopportuno. Perché, posizionato sotto il telefono, il portariviste contiene guide telefoniche e pagine gialle che nessuno consulta più da tempo. Ma quel portariviste è intoccabile. Nonostante il fatto che ogni volta che si entra in casa ci si inciampi dentro. Nonostante il fatto che non c’entri più nulla con l’ingresso di casa nostra. Nonostante il fatto che non serve a nulla.

“dai, Mago G”

“il portariviste non si tocca, punto e basta”

Ecco. Tipica risposta da feticcio. E ce ne sarebbero altri. Salteranno fuori tutti. Nelle vacanze di Natale.