Privilegio-idiozia: si chiama così di secondo nome il curriculum dello studente

Leggo con immenso sconforto notizia della caduta (più in basso di così si poteva? forse sì, non c’è mai limite al peggio) della scuola italiana in fatto di diritto all’istruzione.

Perché quel genio del ministro all’Istruzione Patrizio Bianchi è andato a ripescare nell’orrenda “buona scuola” l’applicazione del fino ad ora fortunatamente ignorato “curriculum dello studente”.

In poche parole.

Il curriculum dello studente della buona scuola inventato da Renzi & co, prevede che gli studenti, in sede di esame di maturità, debbano certificare le loro attività extra-scolastiche – sportive, culturali, musicali, sociali – affinché queste possano essere valutate nel punteggio finale dell’esame.

Esame di maturità della scuola pubblica.

Capito?

Pazzesco.

La cosa buona della buona scuola (l’unica) era che, fino a prima del ministro Bianchi, il curriculum dello studente era stato dimenticato, relegato in un angolino, mai considerato, e quindi mai reso vero.

Forse è stata una svista, forse era troppo spudorato, forse era solo una minaccia. Sta di fatto che non se ne era mai, per fortuna, parlato.

Adesso, grazie al Patrizio Bianchi, no.

I privilegiati, figli di famiglie con possibilità economiche e strumenti culturali, verranno premiati. Gli altri no.

E mi fermo.

Non ho altro da aggiungere.

Anzi sì.

C’è da piangere.

I docenti e i presidi dovrebbero rifiutarsi di fare delle valutazioni guardando il curriculum dello studente.

“Mi chiedo: – scrive Salvatore Cingari sul quotidiano il Manifesto – se un ragazzo avesse voglia di passare il suo tempo libero con la nonna invalida o con l’anziana vicina, potrebbe farsi un’autocertificazione? (…) O se volesse affinare la propria interiorità scrivendo poesie non necessariamente destinate alla pubblicazione? E se invece volesse passare il suo tempo libero coltivando fiori e e piante nel giardino di casa? Dovrebbe rinunciare a tutto questo per prendere lezioni di violino?”.

Tutto questo significa diplomare studenti di serie A e di serie B, usando come criterio la disponibilità economica e non il merito negli studi.

“Fermiamoci prima che sia troppo tardi” chiude Cingari.

Esatto. Fermiamoci prima che la privilegio-idiozia prenda il sopravvento.