Il diario

Vicini di casa

Erano tre anni che i vicini della villetta di destra non mi salutavano più. Percepivano la mia presenza e si giravano dall’altra parte, facevo cenni con la testa e loro non rispondevano. Mi chiedevo il perché. Ieri l’ho capito. Hanno detto al mago G che facciamo troppo rumore, che loro tutto il giorno sentono grida, sedie che si spostano, porte che sbattono. Quando il mago G è tornato ieri sera e me l’ha detto, sono andata a suonare, con l’intenzione di scusarmi per il casino che le A minuscole avevano effettivamente fatto la sera prima, ma anche per capire come fanno a sentire casino tutto il giorno che le minuscole sono a scuola della 8.30 alle 17 e poi spesso, dopo, siamo fuori per le varie attività. Certo. In mezzo c’è la pausa pranzo e poi ci sono i weekend. Certo, noi a casa viviamo. Certo, abbiamo una casa su due piani, anzi tre, e la malsana abitudine di chiamarci da un piano all’altro senza troppi riguardi. Certo, io, la Mamma, alzo la voce quando mi esasperano. E la cosa accade frequentemente. Irritante però è stato il fatto che, quando sono andata a suonare agli anziani vicini con tutte le migliori intenzioni del mondo, il marito non mi ha nemmeno aperto il cancello, ma la finestra del bagno. Sotto la pioggia ho dovuto urlare che il mago G mi aveva riferito le loro lamentele e che volevo scusarmi, ma anche capire il resto, giusto per capire dove fare più attenzione. Per tutta risposta il vicino mi ha trattato malissimo e poi mi ha chiuso in faccia la finestra dicendomi "ciao", come se fossi una ragazzetta maleducata. Perché se mi danno del "lei" i ragazzi mi sento vecchia, ma se mi  dà del "tu" un vicino di casa che mi sta dando della maleducata avendo ragione in parte, e mi taglia il discorso a metà chiudendomi in faccia la finestra del bagno, la cosa mi dà fastidio. Molto. Irritante è anche stato il fatto che questi signori per tre anni ci hanno tolto il saluto, credo per questo motivo, senza nemmeno provare a parlare con noi. Forse avremmo potuto renderci conto prima del fatto che dovevamo fare più attenzione. Forse la parola poteva ancora avere un valore, prima delle cattive maniere. Ma ormai non si parla più. Si preferisce togliere il saluto, covare rabbia e rancore, e alla fine sbottare e rinfacciare. Siamo degli incivili. Non abbiamo nemmeno più fiducia nel fatto che "l’altro" possa avere una reazione normale e cerchi di risolvere il problema. Diamo per scontato che ci sia la cattiva fede. E questo perché siamo tutti più cattivi e stressati. Ora noi ci daremo una regolata, sono già stata chiara con le A minuscole e anche con il mago G, se vorrà darmi una mano. Io cercherò di essere una madre migliore che non urla e non insegna ad urlare. Potrebbe essere l’occasione per diventare persone migliori. Ma i vicini, da parte loro, ci restituiranno il saluto?  

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