Il diario

Amore a prima vista

In un giorno di pioggia londinese la mamma e A la grande si avventurano negli spogliatoi di una scuola di danza della Pavia bene. A la grande, alla fine dello scorso anno scolastico, aveva ripetutamente espresso il desiderio di sperimentare la danza e, avendo lei coltivato quest’ambizione con costanza e insistenza durante tutta l’estate, la mamma e il mago G hanno pensato che fosse bene assecondare questa volontà. Ai primi di giugno la mamma e A la grande avevano visitato la prima scuola di danza ed erano rimaste entrambe molto piacevolmente colpite. Così, dopo la promessa solenne di rivedersi a settembre, scambiata con la segretaria e con l’insegnante, la mamma e A la grande di comune accordo avevano stabilito che quella scuola sarebbe stata LA scuola di danza. Nei primi giorni di settembre però, infervorata dall’ormai prossimo anno scolastico 2009/2010, la mamma si è fatta venire uno scrupolo: non sarà mica da sciocchi accontentarsi di vedere un solo posto? non sarà mica il caso di valutare almeno una seconda scelta per non rimpiangere, più avanti, di non essersi guardate abbastanza in giro? Così, settimana scorsa, la mamma ha chiamato un’altra scuola di danza e ha deciso di fare una prova anche lì. E quella prova era oggi. ore 15.15 – A la grande, prelevata dall’asilo un po’ in anticipo, non è proprio entusiasta della cosa, ma si lascia portare senza imporsi davvero, buttando qua e là tentativi di protesta che non dissuadono la mamma. ore 15.40 – Arrivate negli spogliatoi della scuola in questione, chissà perché, la mamma sente già un’aria ostile, sospetta, poco accogliente. ore 15.45 – Mentre la mamma e A la grande aspettano, tutte le altre mamme con le loro bambine si fanno gli affari loro: nessuno attacca bottone, nessuno rompe il ghiaccio (per rimanere nei luoghi comuni), quelle che già si conoscono parlano tra loro in gruppetti chiusi ermeticamente. Nessuno raccoglie gli sguardi della mamma, che cerca con gli occhi un genitore disposto a fare due chiacchiere nell’attesa. Intanto A la grande si stringe al braccio della mamma e dice "io questa lezione di prova non voglio farla". ore 16.00 – Arriva una mamma trafelata con bambina sorridente e occhialuta: "è qui il PROVINO delle bambine di 5 anni?" chiede. Il PROVINO signora??? No qui non c’è nessunissimo PROVINO – vorrebbe risponderle la mamma che piano piano e sempre di più si irrigidisce – questa è una semplicissima LEZIONE DI PROVA di una disciplina che si chiama APPROCCIO ALLA DANZA, per bambine normo-dotate di 4 e 5 anni. Vale a dire che non solo le nostre bambine NON verranno giudicate, ma saranno LORO STESSE a giudicare se questi tre quarti d’ora di prova sono di loro gradimento oppure no. Ha capito la sostanziale differenza??? E’ chiaro che questo posto rende la mamma un po’ nervosa ed è altrettanto chiaro che – siccome per il principio fisico dei vasi (sanguigni) comunicanti, la tensione contenuta in una mamma raggiunge lo stesso identico livello nella figlia minuscola che questa mamma tiene per mano (quindi con lei comunicante) – anche A la grande è un po’ agitata. ore 16.15 – Quando entriamo nell’aula dove avrà luogo questa prima lezione, A la grande scoppia a piangere. La mamma a questo punto si aspetta che una signorina (che so, l’insegnante magari?) prenda per mano A la grande e con voce mielosa le dica che non deve preoccuparsi, che tutte quelle bimbe sono a digiuno di danza almeno quanto lei, che se è arrivata fino a lì oggi ci sarà un motivo, che in fondo in fondo la danza la incuriosisce, che vedrà che si divertirà e le piacerà moltissimo e bla bla bla…Insomma non è previsto una specie di inserimento in questi casi? Perché all’asilo c’è l’inserimento e nelle scuole di danza no????? Poi accade una cosa meravigliosa, rivelatrice: la mamma guarda l’insegnante circondata dalle altre bambine squittenti e si accorge che quella, non solo non si è mossa di un passo verso A la grande, ma sta alzando gli occhi al cielo di fronte a sua figlia piangente. Perfetto – pensa la mamma – se tu maestra di danza reagisci alzando gli occhi al cielo di fronte a una nuova piccola allieva spaesata, allora sono certa che mia figlia qui non ce la voglio portare. ore 16.20 – La mamma riprende per mano A la grande e, trionfalmente, le due escono dalla scuola di danza. Solo una cosa dispiace alla mamma: mercoledì A la grande non vorrà saperne di provare l’altra scuola di danza, quella della promessa solenne, quella che le aveva colpite come nell’amore il colpo di fulmine. Fa niente – pensa – faremo altro, con i nostri tempi. "Sai, nemmeno a me piaceva questa scuola – dice la mamma – abbiamo fatto proprio bene ad andare via, vero?" "Sì" risponde A la grande facendo un gran sospiro di sollievo, con gli occhi lucidi e una lacrima ancora sullo zigomo "Andiamo a mangiarci un gelato amore e poi andiamo a riprenderci anche A la piccola?" "Va bene. Poi prendiamo anche l’autobus?" "Certo" "Sai mamma, io voglio andare all’altra scuola di danza, quella che avevamo visto insieme, quella con l’insegnante gentile" "Vuoi andarci mercoledì? Guarda che se vuoi mercoledì loro ti aspettano. Però solo se vuoi tu. Se tu non vuoi andare nemmeno lì la mamma non ti ci porta, ok?" "Voglio andarci, quella mi piaceva" Ecco qui. Ecco come l’eccesso di zelo di una mamma può rendere tutto più complicato: i bambini sono personcine semplici, nel senso più puro e più positivo del termine. L’amore a prima vista di un bambino verso un luogo o una persona, non è cosa da sottovalutare. Anzi, in una decisione che li riguarda, è il dato che ha il maggior punteggio.

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