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Nell’Italia dei parti cesarei i bebè nascono in casa

Se il parto in casa in Italia è ancora un tabù, i cesarei sono decisamente troppi. Il 38 per cento delle nascite, quasi quattro bambini su dieci, avviene chirurgicamente. Mentre la media europea di cesarei si ferma al 15 per cento.

Solo lo 0,1 delle donne italiane sceglie di mettere al mondo il proprio bambino nell’intimità di un luogo conosciuto, la casa, seguita soltanto da un’ostetrica e dal partner.  A far luce su un fenomeno, poco noto, ma in lenta crescita, è Elisabetta Malvagna nel libro, “Il parto in casa – Istruzioni per l’uso”. E’ l’autrice a sottolineare come l’alta incidenza di cesarei sia legata ad un mero motivo economico: un parto naturale «rende» alle aziende ospedaliere circa 1.489 euro, più 307 euro per ogni giorno di ricovero, per il parto chirurgico si aggiungono a questa cifra mille euro e altri mille in caso di complicazioni. In Campania il tasso di parti cesarei supera il 60 per cento, contro il 25 del Friuli Venezia Giulia. Pensare che la clinica privata metta al riparo dal rischio di trovarsi la pancia tagliuzzata all’ultimo momento è un errore, perchè il cesareo è anche più diffuso che nelle strutture pubbliche: 62 per cento nelle case di cura accreditate, 76 in quelle non accredidate, contro il 34 per cento degli ospedali.

Partorire in casa nel terzo millennio può sembrare un po’ retrò, anzi, va detto, fa pensare ad una scelta completamente folle. Da cittadini così abituati alla medicalizzazione, alle infinite liste di esami, analisi ed ecografie da fare durante i nove mesi di gravidanza, l’idea di arrivare alla fine di un percorso così lungo affidandosi solo alle mani di un’ostetrica può spaventare. Proprio alla sicurezza, la Malvagna dedica un capitolo ad hoc ricordando che «il 90 per cento della popolazione che attualmente vive sulla terra è nato in casa».

L’identikit della partoriente a domicilio è quello di una donna tra i 30 ed i 40 anni, di cultura medio superiore, con un’esperienza ospedaliera che non l’ha lasciata soddisfatta. Se è sana, se la gravidanza ha avuto un decorso tranquillo ed alla fine della gestazione il feto è in posizione corretta, la futura mamma è la candidata ideale per il parto tra le mura domestiche. Figura chiave è l’ostetrica e va scelta con grande cura: sarà lei a guidare la partoriente invitandola ad ascoltare il proprio corpo, sarà sempre lei a capire se e quando la situazione si complica e si deve andare in ospedale, che sarà il caso non disti dall’abitazione più di 30-40 minuti.  

Riappropriarsi della maternità, di un momento esclusivo da vivere senza estranei in camice bianco, è la molla che sta avvicinando le donne moderne a questa scelta. «Mia figlia Sara – racconta la Malvagna che ha partorito in casa i suoi due bimbi – è nata sullo stesso letto sul quale era stata concepita. Accogliere il proprio bambino nell’intimità della propria casa, in un ambiente “amico” e senza interferenze esterne, rappresenta un modo nuovo di vivere la maternità che mette al centro la coppia mamma-bambino».

(fonte: Quotidiani Espresso del 4 luglio 2010 – autore: Annalisa D’Aprile)

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