Il diario

Sincronismi

"guadda hai fatto un teno!" "no A la piccola, ma non è un treno, è un’aquila" "nooo…è un teno" "A la piccola ma non vedi che di fianco ha due strisce che sono le ali e in mezzo un altro pezzettino che è il corpo e la testa?" "ah…guadda…io ho fatto un seppente!" "un serpente eh? vediamo un po’…eh sì, eh sì" "vitto?" "ho visto. e quello? quello che hai fatto lì spostato? quello cos’è?" "è il suo piccolino" "però, dì, A la piccola…stai diventando brava come me a fare la cacca di tutte le forme…" Sono le nove di una domenica mattina, la Mamma si aggira come uno zombie per la casa, le fa male la testa, le fanno male gli occhi, vorrebbe mettere gli occhiali da sole anche se è ancora in pigiama e proprio perché è ancora in pigiama vorrebbe tornare a infilarsi nel letto sapendo che nessuno la sveglierà, se non la sua sveglia fisiologica. Ma poiché questa è la realtà e nella realtà raramente puoi fare quello che ti pare – soprattutto se hai due A minuscole che sembrano caricate a molla e un marito che si sveglia all’alba sempre e comunque – la Mamma finge di essere attiva e assiste le due A minuscole mentre fanno la cacca sincronizzata. Sabato c’è stato il matrimonio in piscina della cugina N, in occasione del quale, per una sera, si è riunito il gotha della ex gioventù universitaria di dieci anni fa, rimasta ancora uguale, con qualche piccola trascurabile variazione: qualcuno si è sposato, qualcuno ha fatto figli e qualche altro sta per farne, ma la maggior parte di loro sono rimasti come allora. Con un lavoro, al posto dell’università. Rivederli è stato come fare un salto all’indietro e, data l’occasione, ci stava assai. Dopo qualche saluto qua e là, La Mamma e il mago G, li hanno guardati tutta la sera dalla sabbiaia e dalla pista in cui le A minuscole giocavano e ballavano con una marea di altri bambini e dal tavolo a cui erano seduti, insieme a: nonna R, nonno P e altri parenti. La famiglia B è tornata a casa a notte inoltrata (perché mezzanotte, di questi tempi, è notte inoltrata). Tutto bene, perché le due A minuscole si sono addormentate in macchina e a casa c’è stato solo bisogno di togliere le scarpe e infilarle nel pigiama. Peccato che alle 8.30, quando la Mamma era ancora svenuta nel letto, A la piccola è arrivata e le ha tirato la manica del pigiama perchè doveva dire una cosa importante: "Mamma, vegliati, devo ditti una cosa impottante" "dilla al papà, dov’è?" "giù, sta steddendo ibbucato" "ok, va bene, dilla a me. che c’è?" "io e A la grande dobbiamo fare la cacca" "insieme?"

"cetto"

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