Il diario

Fenomenologia della vita di coppia (e di genitori)

Il successo e l’andamento della vita di una coppia sono relativi. I casi sono due: o c’è una vera e propria e totale incompatibilità (e allora lì ognuno trova la propria soluzione), oppure è una questione di punti di vista che, se si è buoni osservatori con voglia ed energie per cambiare prospettiva, ha anche qualche chance di volgere al meglio. Lo dico perché io e il mago G abbiamo passato mezza vita (da quando stiamo insieme) a rinfacciarci colpe e difetti, a volte in maniera bonaria, altre volte molto meno bonaria: con rabbia e risentimento. Non è per fare una confessione o per mancanza di privacy, ma solo per dire che a volte, anche dopo 11 anni di matrimonio e qualcuno in più di stare insieme, non si finisce mai di capire le cose. Perché la vita (in generale) è un po’ così per tutti: un aggiustare il tiro in continuazione. Si chiama spirito di adattamento, lo stesso che ha permesso alla specie umana di sopravvivere ai cambiamenti climatici e sociali. Non tutti ce l’hanno. A volte si soccombe prima di adattarsi. A volte invece la coppia resiste, nonostante tutto. E non per caso o per indolenza, ma perché c’è ancora un filo che lega la coppia, solo che è stato coperto da molte altre cose. Comunque, dicevo. Se per sfiga si ha la tendenza ad essere persone estremamente sincere, rigide, insofferenti, irascibili e "di pancia", certe cose sembrano insopportabili e vengono dette in maniera altrettanto insopportabile. E quando succede, le cose vanno male. Ci si convince che le altre coppie sono meglio, ci si lamenta, ci si ritaglia il proprio ruolo di coppia che non va d’accordo, e non se ne esce più. La convinzione si radica in noi, e anche negli occhi degli altri. Difficile tornare indietro. Frequentando altre coppie, però, capita di notare cose a cui, nel totale ripiegamento sulla propria, di coppia, non si aveva mai fatto caso: per esempio che molto spesso i comportamenti a volte sono peggiori a volte uguali, a volte semplicemente diversi al punto che tu stesso non li applicheresti mai con i tuoi figli o non li sopporteresti mai nel tuo lui o nella tua lei. Ma il punto non è questo. Il punto sta nel modo diverso di reagire di fronte a questo comportamenti, e anche nella capacità di saper vendere "il proprio prodotto": sdoganare la propria coppia come ideale, sfruttare l’onda di chi una volta ha detto "ma che bella coppia che siete, andate così d’accordo" e reggere il gioco. La sincerità è una bella cosa, la strategia, nei rapporti umani, sa sempre di artefatto. Eppure è vero che la prima va maneggiata con cautela, e la seconda, quando non sfocia nella sua peggiore deriva (la falsità) può anche aiutare a migliorare la propria vita. Intimamente e sinceramente. In altre parole: non è che la tua coppia è peggio, sei tu che la racconti peggio. Non è con invidia che lo dico, è con consapevolezza, un po’ con il piacere di aver capito qualcosa. Perché queste coppie fanno bene, sanno come mettersi al riparo, come proteggersi dalle interferenze esterne. Le loro cose poi se le risolvono, ma se da fuori non arriva un giudizio che li condanna per sempre, anche nell’intimità diventa più facile. E’ un po’ come cercare di sorridere anche quando non c’è niente di cui sorridere. Alla fine ci si trova sinceramente più sereni dentro. Perché quello che pensiamo noi conta e influenza la realtà, anche negli occhi di chi guarda. Sul serio.  

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