Il diario

Il disturbo

Il disturbo

Disturbi alimentari ne ho avuti. Non mi sono fatta mancare nemmeno quelli durante la mia discutibilmente serena adolescenza. Avevo 15 anni quando ho iniziato e quasi 20 quando ho "deciso di smettere". Mia madre se n’è accorta a un certo punto, mi confessava un giorno, e mi ha osservato in punta di piedi per un po’. Prima con un pugnale nel cuore, poi a distanza e la mente un po’ più fredda, poi, non so come, trasferendo a mio padre i fatti. Ma è successo molto dopo e la ringrazio per aver cercato un modo di entrare nel problema che non sia stato troppo diretto. Perché se non avesse avuto quella discrezione vigile magari sarei ancora qui a chiedermi cos’è è che davvero mi fa stare bene. Quando mio padre ha saputo, lui che ha sempre odiato dietrologie e psicologismi dicendo che le cose vanno affrontate per quello che sono e non per quello che forse potrebbero essere, mi ha chiesto se volevo andare da uno psicologo. Nessun come o perché. Aveva già capito che mi serviva parlare con qualcuno che fosse fuori da tutto. Ho detto sì. E ho incontrato un donnino piuttosto insignificante a vedersi, molto pacata muffa e deluden, ho pensato la prima volta). Ci siamo viste due mesi, abbiamo parlato di tutto e di niente. In uno di quei pomeriggi devo averle detto che avevo un armadio pieno di diari personali e quando mi ha chiesto se mi andava di portarglieli che le avrebbe fatto piacere leggerli, anziché arrabbiarmi ho provato un sollievo. Non mi è parsa più così insignificante. E quando è arrivata l’estate, mi ha detto: "Il centro chiude fino a settembre. Ora siamo a luglio. Se vuoi posso prescriverti qualcosa perché il disturbo non peggiori, per arrivare a settembre senza andare giù". Non ci ho pensato. Le subito detto di no, il disturbo l’avrei tenuto a bada da sola: per due mesi ce l’avrei fatta. Ho pedalato felice e leggera tornando a casa, ho allungato la strada per pedalare di più. Non so se tutto si è risolto già da quella sera. Ma all’estate ho resistito e pian piano ne sono uscita. Ho spostato l’attenzione su altro. Ho trovato altre cose che mi facessero stare bene e altri pensieri che non fossero il cibo. Uno di quelli, poco dopo, è stato il mago G.  immagine by Virgola

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