Il giornale

Gelati, ecco la mappa dell’eccellenza in città

Il critico enogastronomico Davide Oltolini ha girato per conto della Provincia Pavese le gelaterie di Pavia per assegnare gli oscar del gusto.

È un lavoro faticoso, ma qualcuno doveva pur farlo. Così, in un assolato tramonto di luglio, il critico enogastronomico Davide Oltolini ha girato per conto della Provincia Pavese le gelaterie di Pavia per assegnare gli oscar del gusto. Inforcata la bicicletta, ha percorso la città da nord a sud e da est a ovest, chiedendo alle gelaterie incontrate sulla strada (undici) un assaggio di cinque gusti (fiordilatte, crema, nocciola, cioccolato e fragola) più uno a scelta, il cosiddetto cavallo di battaglia, quello più buono di ogni artista del gelato. Una faticaccia, oltre sessanta cucchiaini di gelato in un paio d’ore per decretare il vincitore.

Il metodo di degustazione? Quello classico, far “girare in bocca” il bocconcino di gelato cremoso e fresco, una pausa tra il cioccolato e la fragola accompagnata da acqua frizzante per sciacquare le papille gustative, e poi il giudizio. La scelta è stata quella di citare solo le migliori gelaterie (dall’eccellente al buono) per ogni gusto per definire una ideale mappa dell’eccellenza.

Con qualche sorpresa: il cioccolato del Cono Verde (via Riviera) vince sul leggendario Cesare, che però trionfa con il cioccolato fondente. E tra i gusti a scelta, la palma d’oro va alla crema al brandy della gelateria “Il Melograno” di viale della Libertà. «Sia di Cesare che del Melograno», ha sottolineato Oltolini, bisogna apprezzare il gelato contenuto nei pozzetti e non in vetrina: così conserva meglio le sue caratteristiche».  

Chi ama il fiordilatte non ha che l’imbarazzo della scelta: «Eccellente al Cono Verde, molto buono al Melograno e alla Casa del Gelato, buono alla gelateria Vi e R Bar (via san Paolo), Sottozero (via Ferrini) e da Cesare (corso Garibaldi) oltre che da Gelatomania (viale Cremona)». Il fiordilatte, spiega Oltolini, è un gusto “civetta”, perché costituisce la base per molti altri gusti.

Una spanna sopra tutti è la crema della gelateria La Perla (via Ludovico il Moro), che si aggiudica la competizione tinta di giallo: «Eccellente anche se avremmo apprezzato un maggior corpo», ha illustrato Oltolini. Tra le creme “speciali” merita invece una menzione la “Supercrema Dolomiti” della Gelateria Moderna di Corso Cavour, ricetta di 71 anni fa, che Francesco Fiume continua a fare come il primo gestore trentino della gelateria: «Una crema “ruffiana”, con tanta panna e uova che la rendono accattivante» è il commento del critico. La nocciola più buona si trova al Cono Verde, che colleziona nomination, mentre quella di Cesare tecnicamente «manca un po’ di cremosità». Del cioccolato si è già detto, ma occorre citare anche Melograno e Cono Verde.

Nella fragola a pari merito in cima alla classifica si collocano la Casa del Gelato e Gelatomania, seguiti da Sottozero, Cesare e Vanille. Infine un panorama dei migliori gusti a scelta: nel pompelmo di Gelatomania «l’accattivante freschezza data dall’acidità si somma a un piacevole sensazione amaricante finale». Cinque stelle alla crema al brandy del Melograno: «Nonostante il brandy sia chiaramente percepibile, il gelato è ben legato e ben bilanciato, con un’ottima persistenza aromatica». Stesso punteggio al gusto Frollino de La Perla, in cui «la morbidezza viene contrastata dal frollino e dal gusto Nutella». Piacevole la malaga della Casa del Gelato e menzione d’onore al caffé espresso del Vi e R Bar dalla notevole persistenza aromatica. Anna Ghezzi

Una buona coppetta deve avere struttura e aroma

In base a quali criteri giudicare un gelato? Risponde Davide Oltolini: «Si parte dalla struttura, ovvero la corposità della crema, che non deve “spegnersi” subito in bocca ma nemmeno richiedere masticazione. C’è poi la cremosità vera e propria, la “pastosità”, che dipende dalla quantità di aria contenuta nel gelato: se ce n’è troppa il gelato è troppo magro». Ma non si può dare un voto al gelato senza contare il gusto, o meglio, l’aroma, che misura la piacevolezza del peccato di gola più fresco dell’estate: «Non deve essere troppo marcato, si deve percepire dopo un secondo – spiega Oltolini – la persistenza aromatica è invece la capacità dell’aroma di durare dopo l’espirazione. Ma non deve essere eccessiva». Per i gusti di frutta un criterio importante è l’acidità, mentre per tutti conta anche la resistenza allo “sgocciolamento” che dipende dalla quantità di aria contenuta nel gelato, dalla quantità di grassi vegetali (quelli idrogenati rallentano lo scioglimento, ndr) e di componenti chimiche, le stesse che permettono al gelato di rimanere congelato anche sopra la linea del freddo – che coincide col bordo della vaschetta. E il colore? Non conta: si ha lo stesso risultato cromatico con procedimenti e ingredienti diversi.

(fonte: la Provincia Pavese del 14 luglio 2009)

 

 

Lascia un commento